Quando la satira prende le distanze

da Milano

D’accordo ci sono ancora i duri e puri come Dario Vergassola che non si rassegnano e continuano a prendersela con Bruno Vespa (Parla con me, Raitre, seconda serata di domenica). Ma nel complesso i comici, i satiri, i saltinbanchi, insomma quel plotone di artisti che dell’antiberlusconismo ridens avevano fatto una missione stanno cambiando registro. Qualche accenno c’era già stato nella scorsa stagione, timido per carità perché mica si può pretendere.
Ma quest’anno anche i più scatenati hanno cambiato copione e iniziano a mitragliare laddove il dente duole. Cioè dalla loro parte perché, dai, la maggioranza dei comici è sempre stata di sinistra, sacrosantamente di sinistra, impegnata a martellare sempre gli stessi argomenti fino a farli diventare noiosi persino per il più scalmanato degli agit prop. E a dare una svolta è stato forse il placido Neri Marcorè che sul palco di Claudio Baglioni al festival O’ Scià di Lampedusa aveva intonato la cantilena Una vita da prodiano davanti a una platea che lì per lì era rimasta sbalordita e poi s’era lasciata andare a risate larghe così. E allora anche il sempre più bravo Maurizio Crozza - a Crozza Italia Live di La 7 alla domenica dalle 21,30 - ha imbastito una divertente parodia di Veltroni e del suo «maanchismo» che pesta duro, più duro di quanto facesse ad esempio lo scorso anno nello stesso programma. È persino riuscito, domenica scorsa, a fare l’impossibile per un comico fino all’altro ieri: rendere simpatico Maurizio Gasparri. D’altronde adesso il fuggi fuggi viene spontaneo persino per Paolo Rossi che in un’intervista all’Espresso ha scandito un «Io? Mai stato comunista» che sapeva di liberazione, altro che.

E perciò, quando proprio Neri Marcorè a Parla con me imbastisce finalmente la timida parodia di Fassino cancellata lo scorso anno, è chiaro che i tempi sono cambiati e che forse la satira è tornata a fare il suo dovere: prendere di mira chi comanda e non solo chi fa comodo. \

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