Calcio, o meglio, calcetto, sotto accusa. Per i medici è uno sport a rischio lesioni. Perché tra calci, cadute e spintoni circa 150 mila persone si azzoppano ogni anno e molti finiscono all’ospedale con una prognosi media di una settimana. Occhio dunque a chi si improvvisa campione del pallone in questo mese di vacanza. I campetti estivi sono zeppi di principianti a cui basta un calcio ben piazzato ad una caviglia e tac, salta il tendine d’Achille come fosse un elastico. I risultati sono ovviamente disastrosi. Un intervento e una lunga prognosi con un bel gesso e due stampelle per un mese o due. Ma questo è lo scenario peggiore.
L’epidemiologo Marco Giustini, dell’Istituto Superiore di Sanità, ha fatto una bella casistica sul numero degli infortuni nel settore sportivo e del tempo libero. E i risultati riflettono la diffusione degli sport di massa. Primo tra tutti il calcio. Scorriamo i numeri. In un anno, su 17 milioni di sportivi (contro i 23milioni e 300 mila sedentari) ben 300 mila finiscono ko. Cadono, si fratturano, si lesionano, si lussano un arto o riportano escoriazioni. E la disciplina principe per questi traumi è il calcio (o la sua versione ridotta, il calcio a 5) che interessa la metà degli infortunati. A seguire, con circa il 10% degli iincidenti, si piazzano la pallavolo e la pallacanestro che a volte procurano distorsioni agli arti inferiori. Poi spunta la bicicletta con le sue cadute (le più pericolose sono al cranio), lo sci (ma qui siamo fuori stagione) con le distorsioni o le fratture alle gambe. Segue lo snowbord dove le fratture traslocano agli arti superiori.
Non si salva neppure il fitness (passatempo prettamente femminile) che può causare strappi muscolari e ossa rotte. Allora non ci resta che correre, si può pensare. E in effetti sembrerebbe l’attività meno rischiosa se si escludono fitte dolorose a caviglie e ginocchia. «Sia chiaro, questi infortuni sono per il 70% da codice bianco, per il 27% da codice verde, solo il 3% sono da codice rosso, cioè gravi - precisa l’epidemiologo».
In pratica, solo 15mila persone finiscono in corsia con una durata media di prognosi di dieci giorni. Ma le statistiche si fanno al pronto soccorso, luogo ideale per individuare la causa del trauma. E proprio qui emerge che il calcetto è decisamente il principe delle complicazioni sanitarie, perché è uno sport che comporta scatti improvvisi e contatto fisico molto stretto. Chi finisce al pronto soccorso appartiene alla popolazione più giovane, la media è ventun'anni, mentre un buon 25% supera anche i trenta. Ma lo sport non significa solo ospedali e incidenti. Significa anche salute e benessere. Tanto che, stando ai dati dell’Istat, negli ultimi 15 anni, i cinquantenni che si dedicano all'attività fisica sono passati dal 12,6% al 19,3% della popolazione. Cambiano le abitudini anche degli ultrasettantacinquenni: in dieci anni il numero degli sportivi-pensionati è raddoppiato. «Per le persone di queste fasce d’età - spiega Giustini - lo sport non è più un tabù ma è un modo per tenersi in forma» e cita il caso di un 97enne finito al pronto soccorso per un trauma contusivo al ginocchio, dopo un allenamento di calcetto, appunto. Prognosi: 7 giorni. Secondo lo studio dell’Iss, le discipline in cui gli over 50 si cimentano di più e riportano più traumi sono ciclismo,jogging e sci. E sulla neve, secondo Giustini, le donne corrono il doppio del rischio, rispetto agli uomini, di riportare distorsioni al ginocchio, «perchè hanno una struttura muscolare diversa e gli incidenti nello sci derivano, soprattutto, dalle torsioni».
Quanto alla sede delle lesioni, per giovani e meno giovani, secondo l’Iss, il 50% interessa gli arti inferiori, il 30% quelli superiori e l’11,25% la testa. Tra i due sessi, a farsi più male sono soprattutto i maschi, in uno schiacciante rapporto di 85% contro il 15% delle femmine, perchè spesso praticano gli sport di contatto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.