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Quando a truffare gli anziani sono i «tutori della legge»

Per favore, ma anche per tornaconto personale. Non è difficile, in fondo, gabbare un anziano, tanto più quando lo si fa diventare, per legge, incapace di intendere e di volere. L’unica condizione è che non siano anziani qualsiasi, bensì vecchietti ricchi, possidenti e magari un po’ sbadati e «tutelati» da avvocati che godevano dei favori dell’ex presidente del Tribunale di Imperia, Gianfranco Boccalatte.
Nell’inchiesta della procura di Torino su Boccalatte, già agli arresti domiciliari perché accusato di aver concesso favori a esponenti della ’ndrangheta, finiscono così il cancelliere del tribunale di Sanremo e sua moglie, noto avvocato, e altri due legali, nelle cui abitazioni sono stati trovati beni di lusso, ottenuti secondo l’accusa grazie a quelle tutele legali favorite dal presidente del tribunale e che apparterrebbero a vecchietti interdetti perché disabili o dichiarati incapaci di intendere e di volere. Quadri d’autore, gioielli, argenteria sono stati sequestrati.
Vicenda miserevole, quella che vede coinvolti il cancelliere Massimo Capurro e la consorte, avvocato Tiziana Rovere, e i due legali del foro di Sanremo, Antonio De Felice e Barbara Marchiol, adesso accusati di peculato. Vicenda miserevole e complessa, che si incastra - come in un puzzle - nel fascicolo aperto, per competenza, dalla procura di Torino sul quale è scritto «Boccalatte + 4».
L’alto magistrato, infatti, è accusato di aver concesso sconti di pena a esponenti della ’ndrangheta. L’accusa è corruzione in atti giudiziari e millantato credito. Nell’ambito della stessa inchiesta sono stati arrestati due pregiudicati calabresi ed è stata notificata al suo autista, già in carcere, un’ordinanza di custodia cautelare. Boccalatte, che doveva essere trasferito al tribunale di Firenze, nel maggio scorso è stato arrestato e ora si trova nella sua casa di Limone Piemonte, ai domiciliari con l’accusa di corruzione e peculato.


Oltre a Boccalatte, il gip del tribunale di Torino ha emesso una ordinanza di custodia cautelare per il suo autista, Giuseppe Fasolo, e per due calabresi ritenuti vicini alla malavita che avrebbero beneficiato secondo l’accusa dei favori del giudice e del suo autista: in questo caso, ovviamente, non tutele di vecchietti ricchi ma attenuazioni delle misure di prevenzione, che venivano disposte da Boccalatte in qualità di presidente del tribunale.

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