Quando è la vittima a pagare i danni

A causa del liquido sull’asfalto sbanda e distrugge l’auto. Ora il Comune pretende che risarcisca la ripulitura della strada

Riccardo Re

È uno di quei casi in cui si può decisamente dire: «Oltre il danno la beffa». Una macchina distrutta, un incidente che fa ancora paura, un brutto ricordo che si sperava di dimenticare al più presto sono stati rievocati a Barbara Valentini quando, pochi giorni fa, il postino le ha consegnato una lettera del Comune di Genova firmata dalla polizia municipale. Stava per scoccare la mezzanotte del 18 gennaio quando Barbara, a bordo della sua vettura, percorreva via Lungomare Canepa, ai piedi della lanterna.
È bastato un attimo, non una distrazione, ma una macchia d'olio sull'asfalto, che lei e il suo fidanzato giurano di aver visto, per farle perdere il controllo della vettura che stava guidando. Un boato, nessun ferito, ma sicuramente uno shoc. Non era un'invenzione quel liquido sull'asfalto, anche la polizia municipale accorsa sul posto li ha tranquillizzati: «Brutta storia le macchie d'olio, oggi in questa via ci sono già stati altri incidenti». E così, quando si salva la pelle perché dover polemizzare quando sul verbale viene scritto che la «causa dell'incidente è l'umidità che ha reso viscido l'asfalto». Pazienza, poco importava alla coppia, un veicolo del Comune era finalmente giunto sul posto per ripulire la strada e scongiurare altri possibili incidenti.
Ma ecco il colpo di scena che arriva mesi dopo come la più classica spada a ciel sereno: la raccomandata che invita Barbara Valentini a risarcire il Comune per l'intervento di ripulitura della strada per quella stessa macchia d'olio, che le aveva causato spavento, dolore e danni materiali. La macchina infatti, la sua Ford Kà 1300 praticamente nuova l'ha dovuta far rottamare qualche giorno dopo l'incidente. E così quando è troppo è troppo. Il fidanzato dalla giovane donna non ci sta e pretende che sia fatta giustizia «per evitare il ripetersi di tali inconvenienti». Francesco Fava, vuole che questa storia si sappia «affinché palazzo Tursi non dichiari cose non veritiere causando danni morali e materiali ai cittadini».
La richiesta di indennizzo parla chiaro: 103 euro e trenta centesimi subito e il resto, non ancora quantificato, in un futuro non ben precisato. La cifra d'acconto è stata pattuita in seguito al rapporto della polizia municipale e alla perizia elaborata dall'Azienda servizi territoriali. L'operatore della Polizia municipale aveva infatti richiesto il pronto intervento per provvedere a spandimento e spazzamento di un sacco di sepiolite sull'asfalto incriminato, causa olio, naturalmente. Ma non è tutto. Il rimborso che il Comune deve ancora stabilire riguarda il transennamento dell'area.

«Nessuna transenna è mai stata posta» puntualizzano Fava e Valentini che ancora si chiedono «perché qualcuno deve pagare per un servizio che non c'è mai stato». Quello che è chiaro in questa vicenda è che il Comune non vuole assolutamente farsi carico di oneri veri o presunti. E così la coppia esasperata probabilmente pagherà come richiesto.

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