E alla fine andò il scena l’indignazione moralista. E’ questa la deriva finale di televisioni e giornali sul delitto terrificante di Avetrana: negli ultimi giorni, inviati e talk-show hanno assunto il tono imbronciato e severo dei censori contro le loro stesse creature, generate e poi coltivate in laboratorio con certosina applicazione scientifica: ma sì, gli scandalosi pendolari del “turismo macabro”, tutta quella bella gente che va in gita davanti alla villa dei misteri e degli orrori come andasse in gondola a Venezia o in barca dentro la Grotta Azzurra. Sono magnifici, i signori dei media: da due mesi ormai bombardano la popolazione con questo caso della povera Sara, iniettando in vena quotidiane dosi di robaccia tossica, a base di dettagli scabrosi e rivelazioni lugubri. Da mattina a sera, da sera a mattina, tutti in gara a chi spaccia di più. Poi, all’improvviso, denunciano lo scandalo: guardateli, gridano inviati e inviate, qui c’è una processione profana e blasfema di curiosi che vogliono ficcare il naso nei luoghi del delitto. E via con le prediche, e via a stigmatizzare. Per fortuna, l’informazione italiana conserva ancora isole di serietà e di buonsenso. Prima fra le altre, “Striscia la notizia”, che difatti dai sepolcri imbiancati dell’informazione paludata viene definito programma satirico. Casualmente, Antonio Ricci e la sua squadra sono gli unici a segnalare in diretta l’imbarazzante ipocrisia dei media, partendo proprio da un programma della propria rete (Barbara D’Urso, Canale 5, domenica). Prima creano la curiosità morbosa, denuncia Ricci, poi fanno pure quelli che si scandalizzano se la gente passa la domenica morbosa sui luoghi del giallo... Dicono gli abili rimestatori di cose scabrose che loro si limitano “a fare informazione”. Va bene, chiudiamola così. Noi rinunciando al sogno che un giorno facciano anche un po’ di “formazione”. Loro però non rompano l’anima, con questa ipocrita indignazione, quando scoprono di aver fatto “deformazione”.
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