Quanto è difficile distinguere un quadrato rotondo da un cerchio quadrato

In «l'esistenza non è logica» Francesco Berto ci mette davanti a tutti i paradossi della comunicazione e della definizione filosofica. A partire dal concetto di esistere

Matteo Sacchi
Ciò che è: è. Ciò che no è: non è. Le frasette che abbiamo appena scritto dovrebbe mettere le cose a posto, filosoficamente parlando. Anzi dovrebbero essere la base di ogni retto pensare, almeno così la pensava Parmenide di Elea fra VI e V secolo avanti Cristo. Per usare esattamente le sue dotte espressioni: «Orbene io ti dirò- e tu ascolta e ricevi le mie parole - quali sono le vie di ricerca che sole si possono pensare; l'una che "è" e che non è possibile che non sia... L'altra che "non è" e che è necessario che non sia. E io ti dico che quest'ultimo è un sentiero da cui nulla si apprende. Infatti non potresti conoscere ciò che non è ... ne potresti esprimerlo».
Peccato però che a qualche millennio di distanza questa definizione di Parmenide crei ancora parecchio scompiglio. Anzi, distinguere quello che è da quello che non è diventa sempre più difficile. Un esempio della difficoltà logico semantica di provare a dividere ciò che è da ciò che non è?
Se io dico che l'unicorno non esiste a prima vista dico una cosa sensatissima. Però con gran dispiacere di Parmenide posso raccontare favole su questo mitico animale, farne una statua a grandezza naturale e vendere gadget con la sua forma.
Il che non significa che Parmenide fosse un cretino ma che la comunicazione umana usa il termine essere o esistere con significati molto variabili. Che coprono sia esistenze materiali che immateriali. L'unicorno come idea esiste. E questo problema delle labilità definitorie, per quanto riguarda le «essenze» e gli oggetti portatori di essenze, travaglia alquanto la filosofia moderna. Wittgestein faceva impazzire Bertrand Russell solo per decidere cosa era presente o meno in una determinata stanza. Per usare le sue parole: «Il linguaggio è un labirinto di strade. Vieni da una parte e ti sai orientare; giungi allo stesso punto da un'altra parte, e non ti raccapezzi più». Bene a dar conto di questo guazzabuglio, che però e fondamentale per fondare la logica, ci prova in un bel saggio Francesco Berto: L'esistenza non è logica. Dal quadro rotondo ai mondi impossibili (Laterza, pagg. 283, euro 16). Berto che insegna all'Università di Venezia, Milano San-Raffaele e Aberdeen, in un libro che ha il pregio di spiegare in modo il più possibile semplice cose molto difficili, vi farà fare una bella passeggiata in tutti i paradossi della logica dell'esistere. Citando solo qualche piccolo esempio: I cento talleri di Kant, l'x che pegasizza, Principio di indipendenza e principi di comprensione, il fatto che il quadrato rotondo è tanto rotondo quando quadrato...


E il recensore deve ammettere che questo libro può far venire il malditesta. Ma ora come ora, a non sapere con certezza se l'essere è, e voi con lui, il malditesta non vi viene lo stesso? Allora tanto vale buttarsi nelle pagine di Berto.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica