C'è una statua a Pavia che, fiera ed altera, rivolge le terga a Milano ed allarga le sue braccia verso il Ticino. Non per superbia i pavesi vollero così la loro Minerva: lei, dea di guerra e saggezza, ha le stesse armi, cultura e potere, con cui la romana "Ticinum" ha spesso scritto la nostra storia. Anche da sola. Sempre da protagonista.
Guerre? Parecchie si decisero qui: i primi nemici furono barbari, dai Galli, ricacciati già nel 225 a.C., ai Goti che , nel 476 d.C. decretarono, proprio sulle sponde del Ticino, la fine dell'Impero romano d'Occidente. Per noi iniziò il Medioevo, per Pavia lo splendore: la città fu sempre capitale, dei Goti, dei Longobardi e dei Franchi. Dal destino di Desiderio ed Adelchi - cantati anche dal Manzoni -, a Carlo Magno, da Enrico II al Barbarossa: tutti qui furono incoronati. E siamo solo ai primi capitoli di una storia millenaria.
Un tour per Pavia è un "ripasso tridimensionale" della nostra Storia. Per scaldare i muscoli il giro si può anche fare via web: collegandosi al sito www.comune.pv.it si può farsi raccontare aneddoti e curiosità sulla città comodamente in poltrona. Poi la vera visita può cominciare. Da Piazza della Minerva s'imbocca l'antico "Decumanus", Corso Cavour fino a Piazza della Vittoria, piazza Grande, romana in pianta e medievale in alzato con il Broletto, uno dei più antichi palazzi comunali d'Italia. Poco discosta è "piazza piccola" dove campeggiano il Duomo e i resti delle cattedrali gemelle e della torre civica crollata tragicamente nel 1989. Di qui si raggiunge Strada Nuova, il vecchio Cardo, e moderna spina dorsale della città che unisce il castello al Ponte coperto, di impianto romano, poi trecentesco e rifatto nel secolo scorso dopo la Guerra.
Pavia vive però su Strada Nuova: al civico 65 ecco l'Università fondata nel 1361 da Galeazzo Visconti. Oltre alle aule disegnate dal Pollack, l'università vanta anche professori d'eccellenza come Alessandro Volta. Altro vanto dell'ateneo sono le tre torri di Piazza Leonardo da Vinci: fragili, ma solenni ricordano il passato "turrita" della città e fanno ombra all'antica sede dell'ospedale San Matteo, che insieme all'Università, ancora oggi da lustro alla città. Una brutta tettoia nasconde invece, Sant'Eusebio, cattedrale ariana di epoca longobarda, una spina nel fianco per la "cattolicissima" Pavia.
Per "espiare" la colpa di uno sguardo così eretico, meglio raggiungere, poco oltre il castello, il contraltare cattolico della città, quella san Pietro in Ciel D'Oro dove rendere omaggio alle spoglie di Severino Boezio, trucidato dagli Ostrogoti nel 524. Ma la chiesa è una "tomba per due": accanto a Boezio riposa anche Sant'Agostino, padre della nostra coscienza moderna. D'obbligo è una visita anche al castello Visconteo, ai suoi musei con la Pinacoteca Malaspina (www.museicivici.pavia.it, tel 0382 33853).
A questo punto se è giorno di mercato, non perdetevi le bancarelle di Piazza Petrarca e poi passeggiate nella brulicante via XX Settembre. In alternativa seguite un percorso che tocchi i luoghi dove Pavia si fa quasi paese: dalle viuzze acciottolate che contornano San Teodoro potrete udire il suono di qualche pianoforte che si accorda provenire dalle finestre vicine. Discosta rispetto al guazzabuglio del centro è poi il monumento più importante della città: San Michele, manifesto architettonico di tutto il romanico lombardo e chiesa delle incoronazioni imperiali si distingue anche per il volto pallido che le ha regalato la terra del Po, mentre la città indossa sempre un abito rosso mattone. Ma Pavia è anche Barocco con i palazzi Mezzabarba, sede del Comune, e con il teatro Fraschini; ed è anche architettura scolastica con i collegi Ghislieri e Borromeo.
D'inverno poi è soprattutto nebbia "Ch'la sara su anca il pensier", che fa chiudere anche i pensieri, come dicono da questi parti e che, come una cipria, ne vela il volto di bella signora che non teme di sorridere sfidando il tempo che passa.
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