Il calcio non brucia sempre il talento. Basta aspettare e ripesca. Basta crederci e ti rimette in corsa. E lo capisci leggendo i nomi delle prime quattro squadre di questo mondiale: Oscar Washington Tabarez, Diego Forlan, Vicente Del Bosque, Joachim Loew, Miroslav Klose, Arjen Robben, Wesley Sneijder. Si può sbagliare scelta, si può sbagliare squadra, si può fare un giro a vuoto e non è detto che sia per forza finita. Non è vero che hai un colpo solo. Questo Mondiale è quello della seconda chance. Abbatte il falso mito del pallone cattivo e troppo esigente: Tabarez avrebbe dovuto essere finito per sempre dopo lesperienza a Milano con il Milan. È tornato e il pallone non lha preso a calci: eccolo, dove non avrebbe mai immaginato di arrivare, dove forse neanche lui pensava di poter giungere.
Uno non si brucia solo per colpa degli altri: se non ce la fai più a rientrare dipende anche da come prendi una bocciatura. Sneijder e Robben avrebbero potuto chiudersi dopo la parentesi catastrofica al Real Madrid: hanno cambiato aria, hanno ripreso a camminare. Sono limmagine dellOlanda volante. Sono in corsa per il nuovo pallone doro. Come loro cè un mondo di ragazzini prodigio che hanno fallito un pezzo della loro carriera, ma non si sono persi nel vortice del genio incompreso.
Prendi Diego Forlan: arrivò giovane al Manchester United. Arrivò da figlio di un padre calciatore, arrivò come nuovo simbolo di un calcio sudamericano diverso. Fu trombato. Bravo, ma non abbastanza per il teatro dei sogni dellOld Trafford. Un giocatore da squadra normale, un protagonista di secondo livello. Il Mondiale sudafricano ci ha ridato un ragazzo di trentanni maturo, saggio, equilibrato, pronto a trascinare una squadra - questa sì - poco abituata negli ultimi tempi a grandi risultati. Forlan, come il suo commissario tecnico, è un resuscitato: uno ripreso da un altro mondo. Qui, in questa era da stelle cadenti, in questo evento in cui tutti i protagonisti annunciati sono miseramente crollati, cè spazio per una storia così: Tabarez, Forlan, come gli altri, come gli eroi normali di queste semifinali. Perché questo è un mondiale da anti-divi e tutti i personaggi arrivati fino alla fine sono campioni nel campo, eppure mai così in vista fuori. Mediaticamente mediocri. Gli allenatori li abbiamo visti: oltre a Tabarez cè Joachim Loew, una carriera da giocatore di seconda fascia (mai messo piede in nazionale), e una vita da allenatore mai veramente decollata. Vicente Del Bosque, unesistenza passata a sbavare dietro al suo Real Madrid, la conquista di due Champions e unintercontinentale con i merengues e poi loblio. Van Marwijk, ct dellOlanda, praticamente è nessuno. È lerede di Van Basten, punto. Poi chi vuoi che stia a vedere la realtà: ha vinto una Uefa con il Feyenord, ha fatto filotto nelle qualificazioni al Mondiale, però resta comunque uno sconosciuto.
Il Mondiale delle seconde scelte è la bellezza di poter raccontare parabole alle quali se ci sono Messi, Ronaldo, Kakà, Rooney, Drogba non puoi neanche avvicinarti. Come quella della Spagna che un divo vero ce lha e se lè trascinato fin qui. Trascinato, sì. Perché Fernando Torres è la palla al piede di un gruppo che può volare e che resta un po più immobile per colpa delle sue gambe ferme e della sua testa stanca. Tutti aspettano lui e i sessanta milioni che varrebbe oggi secondo le ultime stime e le ultime offerte del mercato. Sessanta, un terzo più di Villa che il Barcellona ha pagato quaranta milioni, ma che oggi al cambio dovrebbe valere il doppio di Torres. Quello che accade fuori dal Sudafrica non conta: la coppa è territorio degli eroi (quasi per caso), che hanno trasformato un Mondiale noioso in qualcosa di interessante: a furia di cercare il gol di Messi, fino a quando abbiamo potuto aspettarlo, ci siamo gustati Higuain, che non è esattamente la stella splendente che lArgentina ci aveva promesso. È un campione normale, anche lui. Uno dello stesso giro degli Sneijder e dei Robben che vuoi o non vuoi mediaticamente arrivano sempre e comunque dopo Van Persie. In Olanda era lui, il centravanti, quello atteso. Seguito dal signore del Bayern Monaco, che però è stato frenato da un infortunio. Ecco, però, lOlanda è stata Sneijder. Forte, fortissimo eppure sostanzialmente nullo sul fronte dellinteresse extrapallonaro. Come Klose, che nel Bayern Monaco non è neanche sempre titolare, però in questo mondiale è stato lui. Il bomber.
Quegli eroi per caso premiati dal mondiale della seconda chance
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