Cultura e Spettacoli

Quegli scapoli londinesi così femminei e così tristi

Mettete nello stesso calderone: spiritismo, omosessualità, epilessia, sessuofobia cattolica, ansia da maternità e angoscia da paternità, sedicenti preti e fin troppo veri avvocati, periti calligrafi e giovani sfaticati, ricche vedove e avventurieri privi di scrupoli. Avrete l’ultima fatica della compianta Muriel Spark, Gli scapoli (Adelphi, pagg. 248, euro 18, traduzione di Claudia Valeria Letizia).
La vendetta di una grande e corrosiva scrittrice, eccelsa nel dipingere con ironia un universo maschile ancor più fragile e meschino di quello femminile. In una Londra di metà Novecento, si intrecciano le vite di un gruppo di scapoli, scandite da ritmi sempre uguali. L’autrice si compiace nel raccontare le banalità quotidiane di trentenni e quarantenni che, appena usciti dall’età giovanile, si trovano impegnati in occupazioni «tradizionalmente» femminili: il bucato, la cucina, la fatica della spesa, il sabato, «prima di dover sgomitare con le donne», che di questa ultima sono «le legittime depositarie».
Ancora, uomini soli alle prese con uffici, tribunali, madri anziane e possessive, governanti rimbambite, fidanzate materne e insopportabili, amanti agognate e mai raggiunte. Poi, gli svaghi: la frequentazione del pub o, per gli appassionati del genere, di movimentate sedute spiritiche.
È una Londra sterminata e cosmopolita, certo, ma anche divisa in microcosmi con una dimensione paradossalmente provinciale, in cui si muovono esseri umani piccoli piccoli. Sono patetici, gli scapoli della Spark, e tristi. C’è l’epilettico condannato dal suo stesso male a mai eccellere in alcunché. Il reverendo fasullo che intreccia sordide storie. A volte sono anche disgustosi. Come il ciarlatano che si finge occultista e medium e in realtà persegue un basso disegno criminale. Tuttavia - ed in ciò consiste la suprema perfidia dell’autrice - nessuno fra questi scapoli assurge alla dignità della tragedia. Tra loro regna sovrana una mediocrità, non «aurea», ma avvilente.
È vero che neanche le donne del libro sono messe molto meglio, ma hanno almeno, chi uno sprazzo di buon senso, chi un lampo di follia che le fa talvolta uscire dalla norma. Con questo non ci troviamo di fronte a un romanzo «femminista», ma a un atto di sfiducia nel genere umano che, in un’ipotetica scala di valori tra viventi, si colloca su un gradino molto basso. Gli scapoli, secondo la Spark, starebbero ancora più in giù. Anche se, in effetti, degli ammogliati neppure si parla...

A tratti si ride, ma è sempre un riso amaro.

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