Cronaca locale

Quei banchieri mecenati entrati nella storia dell'arte

Dai Medici ai Rothschild, una mostra racconta le grandi famiglie che seppero influenzare il gusto

Quei banchieri mecenati entrati nella storia dell'arte

Dal giorno della loro inaugurazione in piazza Scala, esattamente undici anni orsono, le Gallerie d'Italia hanno abituato il pubblico a mostre colte, ricche e mai scontate. Ma se c'è forse un'esposizione che più di tutte può incarnare lo spirito con cui Intesa Sanpaolo ha fortemente investito nell'arte come valore pubblico, questa è Dai Medici ai Rothschild: mecenati collezionisti e filantropi che inaugura oggi fino al 26 marzo prossimo. L'occhio attento del curatore Fernando Mazzocca corroborato dal professor Sebastian Schütze, rettore dell'Università di Vienna, si è infatti questa volta focalizzato sul ruolo che proprio i grandi banchieri della Storia, dal Rinascimento ai giorni nostri, hanno avuto nel promuovere le grandi collezioni e la cultura artistica in Europa. Furono proprio loro, ha sottolineato Schütze, i capifila dei maggiori mecenati e filantropi, molto spesso pionieri del gusto e illuminati talent scout di artisti contemporanei, oltre che collezionisti di capolavori del passato. L'opera di figure come Cosimo e Lorenzo de' Medici, la famiglie Giustiniani e Torlonia, Enrico Mylius e, nella Mitteleuropa, di Moritz von Fries, Johann Heinrich Wilheim Wagener, Nathaniel Mayer Rotschild, ha contribuito ad arricchire le raccolte dei più grandi musei internazionali. E dai musei di tutto il mondo (dalla National Gallery al Louvre, dall'Albertina di Vienna allo Staatliche di Berlino) provengono i capolavori, alcuni mai esposti in Italia, di questa mostra che spazia dai dipinti alle sculture, dai disegni all'incisione, dai bronzetti ai rarissimi camei, in un percorso che ha come filo conduttore la storia di grandi famiglie i cui imperi economici si legarono a doppio filo con la storia dell'arte.

Il percorso, che si snoda in undici sezioni, presenta in tutto 120 opere di autori europei degli ultimi sei secoli, come Verrocchio, Michelangelo, Bronzino, Caravaggio, Gerrit van Honthorst, Valentin de Boulogne Antoon Van Dyck, Angelika Kauffmann, Francesco Hayez, oltre a un inedita Natura morta di Giorgio Morandi. Tra i capolavori esposti, spiccano il San Gerolamo penitente di Caravaggio, La fuga di Bianca Cappello da Venezia di Francesco Hayez, la Madonna della Scala di Michelangelo.

Tra le figure dei mecenati che anche in epoca contemporanea fanno da sfondo a questa vera e propria wunderkammer, spicca quella di Raffaele Mattioli, presidente della Banca Commerciale fino al 1972 (anno precedente alla sua scomparsa), banchiere umanista e editore raffinato. A lui è dedicata la sezione conclusiva della mostra, con opere degli artisti che più ammirava e sostenne, come Giacomo Manzù, Giorgio Morandi e Renato Guttuso.

«La storia del mecenatismo - ha affermato Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo - interessa in modo particolare la nostra banca, proprio nel solco dell'opera di Mattioli».

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