Dopo aver solo chiesto sacrifici ai cittadini, anche la «casta» prova a tagliarsi qualcosa. E per dare lesempio cosa fa? Mica limita il numero dei parlamentari, mica pretende che deputati e senatori paghino almeno il conto al ristorante della buvette, mica interviene su privilegi, voli gratis e benefit vari. No, la «casta» taglia i costi della democrazia. Riduce il gettone di presenza a quei rappresentanti del popolo che già non prendono lo stipendio. Consiglieri provinciali, conunali, municipali, di comunità montana e di unione di comuni non avranno più diritto ad assentarsi dal lavoro nel giorno in cui vengono convocati dalle rispettive assemblee. Il loro permesso, con il decreto del 13 agosto scorso, è stato ridotto «al tempo strettamente necessario per la partecipazione a ciascuna seduta dei consigli di appartenenza e per il tempo di raggiungimento del luogo del suo svolgimento». Unora, mezza giornata al massimo.
Una novità che ovviamente incide anche su tutte le assemblee locali.
Una modifica che traccia il solco, ma che dovrebbe essere seguita da riforme possibilmente più significative laddove girano cifre più consistenti.
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