Toh, riecco il tessile! Un bel libro di Luigi Giavini, Il colore dell'Aurora. La rivoluzione cromatica della chimica moderna, da poco uscito per Nomos edizioni (160 pp. 44 euro, prefazione di Ermanno Barni), torna a farci riflettere su quello che, tra Otto e Novecento, fu uno dei maggiori volani del decollo dell'industrializzazione lombarda. Tanto che nel basso Varesotto le industrie cotoniere precedettero addirittura l'arrivo dei colossi metalmeccanici, determinando indelebilmente la facies produttiva e architettonico-paesaggistica di quell'angolo di Lombardia. Per capirlo basta fare un giro lungo la valle Olona, o visitare le sale del Museo del tessile e della tradizione industriale di Busto Arsizio (VA), ricavato in un edificio dell'ex Cotonificio Bustese. «Contadini del tessile», si facevano chiamare quei pionieri, quasi a rivendicare il legame di sangue e sudore con la propria terra, l'impegno di chi semina e la speranza del raccolto. Nomi come quello di Enrico dell'Acqua, imprenditore che in tempi non facili riuscì ad aprire nuove vie per il commercio dei tessuti, arrivando fino in Sudamerica e meritando da Luigi Einaudi l'appellativo di «principe mercante», possono suonare oggi come altrettanti appelli all'ottimismo. E lo è anche il libro di Giavini, apprezzato chimico e storico del settore (e delle tradizioni popolari locali): non un monumento a ciò che è stato, o perlomeno non solo quello. Innanzitutto uno sprone, in un periodo di difficoltà (da anni il settore sta arrancando, anche in questa zona), a riscoprire, per dirla con l'autore, «la gioia del tessile», e il senso di appartenenza a un comparto storico che oggi è probabilmente chiamato a ripensarsi. Guardare al futuro, quindi. E quale migliore argomento per farlo che quello dei colori? La tinta porporina dell'aurora, da sempre simbolo della rinascita, è l'emblema del passaggio dai coloranti tessili naturali a quelli sintetici, che Giavini ricostruisce, in capitoli pieni di emozione, a partire dallo studio di alcuni campionari industriali degli anni tra il 1858 e il 1910. Una svolta non da poco nella storia del settore, perché consentì una produzione più regolare dei colori ad uso tessile, con ripercussioni inimmaginabili nel campo della moda e del costume.
Attraverso i colori è possibile ricostruire tutta un'epoca, con i suoi gusti, le sue mode e, perché no, le sue stravaganze. Le pagine, che si leggono tutto d'un fiato, sono ricche di splendide immagini: campionari, decorazioni, riproduzioni di stampe e pubblicazioni dell'epoca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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