Massimo Malpica
Per capire i misteri del (mal)funzionamento della Roma-Viterbo bisogna affidarsi alla celebre legge di Murphy: «Se qualcosa può andar male, lo farà». Possibilmente integrando la massima dellingegnere aerospaziale statunitense con laltrettanto noto primo corollario alla seconda legge di Chisholm: «Quando non può andar peggio di così, lo farà». E potrebbe farlo tre volte peggio di prima. E già. Perché nonostante sia noto dallinizio dellanno che la ferrovia della Met.Ro è una specie di roulette russa per i pendolari - soprattutto per quanti viaggiano sul tratto urbano della linea - che ogni giorno rischiano di restare appiedati, le cose non sono esattamente migliorate con il passar dei mesi. Anzi. Eppure le proteste dei passeggeri non erano rimaste inascoltate. Linverno scorso troppi convogli restavano solo sulla carta - quella dellorario di linea - ma non si vedevano sui binari. E il capogruppo della Dc in Regione, Fabio Desideri, aveva deciso di «testare» laffidabilità del servizio per due volte. Scoprendo che nel primo monitoraggio, tra il 28 gennaio e il 3 febbraio, erano «scomparse» 58 corse, e che il dato della seconda settimana di test, dal primo al 7 aprile, non si era poi discostato troppo, con 54 corse saltate. Le lamentele dei pendolari per i gravi disagi, la «sponda» politica offerta da Desideri e lattenzione dei giornali avevano quindi portato Met.Ro ad assicurare che il servizio sarebbe migliorato presto. Il presidente della società, Stefano Bianchi, per la verità già a gennaio aveva annunciato nuove assunzioni, assicurando miglioramenti sulla linea. E con lestate le sollecitazioni - e le promesse - si erano fatte più ricche e interessanti. Intanto lassessore regionale ai Trasporti, Fabio Ciani, 90 giorni dopo uninterrogazione di Desideri ha risposto spiegando il suo perché alla cancellazione delle corse: «Le cause - ha spiegato lassessore - sono da attribuirsi a insufficienza del personale addetto al movimento dei treni e al concomitante rifiuto, da parte del personale in attività, alla copertura di alcuni turni di servizio precedentemente assicurati. Lesercente Met.Ro sta comunque colmando progressivamente le suddette carenze sia attraverso labilitazione al servizio sulla ferrovia di personale aziendale proveniente da altre linee sia attraverso assunzioni di nuovo personale». Problema solo di organico, dunque, e in via di soluzione? A parole sì, nei fatti per niente. Il numero di corse saltate infatti è triplicato: ormai sulla linea urbana vengono soppressi 22 convogli al giorno, più sei sulla extraurbana che unisce la capitale al capoluogo della Tuscia, che fanno 132 corse fantasma a settimana. Alla luce del disastroso dato sarebbe interessante capire che ne è stato del protocollo dintesa siglato tra la Met.Ro e le associazioni di consumatori, definito da Bianchi «un accordo storico». O del misterioso «sondaggio» estivo che indicava un «gradimento crescente» da parte dei passeggeri.
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