Dopo le polemiche politiche dei giorni scorsi, ieri a scendere in piazza sono stati i comitati del quartiere della zona di Tor Vergata, in agitazione per il campo rom di via Schiavonetti. Ieri mattina, infatti, si è tenuta unassemblea pubblica, indetta per discutere e trovare una soluzione congiunta sui rom fatti accampare da qualche giorno a pochi passi dal polo commerciale Decathlon-Conbipel-Mediaworld, e per raccogliere le firme da mandare agli organi competenti per chiedere «lo spostamento dellinsediamento, sicurezza, e decoro», come si legge nel volantino distribuito.
Alliniziativa hanno partecipato cittadini, giovani e anziani, ma anche tante famiglie, che alternandosi al microfono, hanno esposto le proprie ragioni. «Noi non siamo razzisti - ha detto Emilia, residente - io penso che quella di via Schiavonetti non è una sistemazione giusta neanche per loro, per i loro bambini, costretti a vivere a due passi da una strada a scorrimento veloce, pericolosa e inquinata». «Non ci devono stare - ha ribadito Aldo - nei territori intorno a Roma è pieno di campagne. Se la loro cultura è quella di vivere in roulotte, non capisco perché devono farlo sotto casa mia». «I rom non sono tutti delinquenti - ha fatto notare Antonio - e occorre fare distinzioni. Il problema, oltre al campo, è ciò che abbiamo intorno. La sporcizia, il degrado, labbandono». Antonio non è lunico a pensarla così. Sono molti i residenti che lamentano gli stessi problemi «a cui - dicono - si è aggiunto il campo rom».
Qualche momento di tensione si è avuto quando a prendere la parola è stato Aldo, portavoce della comunità nomade di via Schiavonetti. «Io ho un lavoro - ha detto - sono un vero artigiano. Vi invito a venire da noi, nel nostro campo, per vedere come viviamo. Siamo italiani, i nostri figli vanno scuola. Ci hanno detto che la nostra sistemazione qui è solo provvisoria. Io ho partecipato alle riunioni tecniche per decidere dovè possibile andare. Avevamo trovato un posto vicino a via Aurelia, ma davvero lì io non ci manderei nemmeno il peggiore criminale».
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