Il V-day di Beppe Grillo - V sta per vaffa... - ha scatenato un vespaio di polemiche nei palazzi della politica, ma anche nella società civile. Lex comico genovese da qualche anno ha assunto una nuova veste professionale, quella del blogger politico-ambientalista. Dal suo sito frequentatissimo lancia invettive contro tutto e tutti, alimentando ed assecondando il malcontento popolare per il deficit propositivo dei partiti politici, a suo dire più orientati ad ingrassare la casta che a risolvere i problemi che affliggono i cittadini. Grillo ce lha con i politici di professione, quelli che entrano in Parlamento subito dopo gli studi universitari e ne escono centenari. Mal sopporta i governanti ed i legislatori che hanno riportato condanne penali e propone una petizione popolare per mandarli a casa. I suoi buoni propositi vengono accolti con entusiasmo dal popolo inferocito delle piazze e supportati dai soliti volti noti della televisione «impegnata»: Travaglio, Guzzanti, Costanzo e tanti altri. Con lui si schiera anche il ministro Di Pietro, sempre pronto a dare battaglia quando si tratta di «ripulire» gli scranni del Parlamento dalle incrostazioni del codice penale. Il mondo della politica osserva il nuovo fenomeno con attenzione e sospetto.
«È un segnale da non sottovalutare», «I partiti sono in crisi», «Serve maggiore partecipazione», «La gente è stanca e disaffezionata alla politica»: questi i giudizi più ricorrenti. Ma cè anche chi snobba il loquace cabarettista paragonando il suo movimento a quello dei girotondi, risoltosi in un chiassoso ed inconcludente movimento antiberlusconiano.Quel comico in piazza sulla scia dei girotondi
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