Quel dialogo ideale tra i volumi e i vuoti

Fedora Franzè

Fino all’8 luglio nelle sale dell’Accademia di San Luca sono esposte opere recenti (dal 2001 al 2005) di Carlo Lorenzetti, scultore di fama internazionale e dai tanti riconoscimenti prestigiosi, ai quali si aggiungeva, nel 2004, il Premio Presidente della Repubblica per la scultura. Fedele alla sua ricerca, l’artista romano usa la lastra metallica, qui l’alluminio dai bagliori lattei, per creazioni che rinunciano al volume inteso come massa per un volume invece svuotato. Le sue forme pulite e flessuose abbracciano l’aria rendendola corpo della scultura, affidando alla linea derivata dal profilo del piano incurvato una preminenza inusuale. In «Nuvolajet» la struttura ancorata alla parete è traforata da nastri d’acciaio che arrivano a terra segnando sul pavimento la velocità di decollo e restano sospesi ai capi opposti, in volo. Nell’incontro tra le concave superfici lunari, bianche, lucide e appena sobbollite per lo sbalzo leggero, e le superfici di supporto della parete e del pavimento si stabilisce un rapporto necessario che include lo spazio tutto, interno ed esterno all’opera e propriamente architettonico, in virtù di sottrazione.
Non il peso ma l’assenza di peso rende indispensabile il dialogo. In insiemi costituiti da più elementi convessi succede a volte che alla nettezza dei profili esterni si accompagnino i bordi frastagliati delle zone interne, sottolineando non solo l’originaria identità delle parti ma l’attualità di un processo ancora in corso. «Vulcanica» richiama, con l’esplosione in potenza sotto l’impassibile superficie metallica, la diversa minaccia sorniona, appuntita e gonfia, del dinosauro in riposo (’66) di Pino Pascali. «Venti di luce», «Curve del cielo», «Nuvola franta»: alcuni dei titoli delle opere presenti dichiarano l’intenzione di levarsi da terra, la promessa, mantenuta, di una scultura con le ali, mentre gli sguardi svagati dei visitatori danno la misura dell’efficacia del viaggio.

Nei disegni esposti a fianco dei «metalli», i punti di luce, di bianco del foglio, di vuoto, sono sono idee di sporgenza. Nello spazio libero dal segno emerge la scultura, come segreto di cui è raccontato l’antefatto. Info: 06.6798848.

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