Hans-Peter Briegel. Dici terzino sinistro e al Doria pensi a lui. Dici terzino sinistro e pensi a quel marmoreo difensore teutonico che, per due stagioni, dall'86 all'88, ha galoppato e imperversato sulla corsia mancina blucerchiata, segnando pure 12 gol. Prima del tedesco Pietro Sabatini e Marco Rossinelli, dopo Amedeo Carboni: loro gli unici a convincere appieno, un gradino sopra a Salvatore Vullo e Stefano Bettarini. Negli anni, diverse furono le promesse non mantenute - Romei, Gambaro, Pesaresi -, innumerevoli le soluzioni - da Galia fino a Sanna passando per Lanna, Ivano Bonetti, Sacchetti, Mihajlovic, Evani, Laigle e Castellini -, e anche di flop - Alessandro Orlando, Marco Rossi, Zivkovic, Tosto e Manighetti - se ne contano parecchi. Insomma, la fascia sinistra difensiva della Samp ha spesso e volentieri rappresentato un cronico tallone d'Achille dello scacchiere doriano. E, anche quest'anno, se ne ha avuta la riprova con Accardi - poi reinventato centrale da Novellino -, Pieri, Zenoni e Bastrini ad alternarsi e giocarsi il ruolo che fu, per due stagioni, di Marco Pisano.
Romano e romanista, cresciuto nelle giovanili della Lazio, Pisano si svincolò dal Brescia il 30 giugno del 2004. Blucerchiato, però, lo era già. Beppe Marotta, bruciando la concorrenza di numerosi club, lo aveva infatti messo sotto contratto con 4 mesi d'anticipo, a costo zero. Fu un vero e proprio affare. Non ancora ventitreenne, dopo un biennio di gavetta in C1 ad Ascoli prima e a Taranto poi, Marco aveva fatto il suo esordio in massima serie con la maglia delle rondinelle di Carletto Mazzone. Era il 2002-03. Mancino naturale, terzino moderno, con un buon calcio e attitudini prettamente difensive, era divenuto titolare dell'Under 21 di Claudio Gentile e si era consacrato nel Brescia la stagione successiva, con l'arrivo in panchina di Gianni De Biasi. L'emergente Marco sognava ad occhi aperti. Fu così che, al momento di firmare il rinnovo proposto dalla società del presidente Corioni, declinò l'offerta e scelse la Sampdoria. Pisano entrò così in conflitto con la dirigenza bresciana che lo relegò ai margini della rosa per tutto il girone di ritorno del 2004. Senza giocare, detto addio all'Europeo Under 21 in Germania e all'Olimpiade ateniese, il terzino romano si presentò in blucerchiato con una smania di riscatto; e Walter Novellino - costretto a fare i conti con il forfeit di Bettarini, implicato nella vicenda calcio-scommesse - puntò forte su di lui. Il cammino doriano dell'ex rondinella seguì di pari passo quello della squadra. L'avvincente lotta-Champions con l'Udinese, la conquista del quinto posto, il conseguente ritorno in Europa: per il neo-sposo e neo-papà, il 2005 fu memorabile. L'anno dopo, però, riservò qualche spiacevole sorpresa. Marco deluse, incocciò in un'annata storta che lo vide naufragare col resto della truppa novelliniana, incappata in un'astinenza da vittorie che durò quasi per un girone intero.
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