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Quel maschio considerato garanzia di vita nell’aldilà

Sono passati molti secoli anche in Italia, prima che qualcuno si decidesse a gridare «speriamo che sia femmina». Non c'è mai stato l'infanticidio femminile programmato, questo è certo; ma che tutti si augurassero che nascesse un maschio è altrettanto certo. I proverbi su questo argomento sono numerosissimi e parlano una lingua che fa trasalire per la sua atroce durezza: «Beata quella porta dalla quale esce la bara di una figlia femmina morta», recita un proverbio calabrese raccolto qualche anno fa in una apposita ricerca.
I motivi per i quali è stato, sempre e ovunque, desiderato un maschio, e la nascita di una femmina considerata una disgrazia, sono molti e, come succede quasi sempre nel comportamento umano, si sommano, si intersecano e finiscono con il convergere in una specie di «razionalizzazione» giustificatrice che si appoggia a un «valore» ritenuto imprescindibile; un valore comune a tutte le società e in un certo senso più forte dell'uomo perché attinge al sacro. I motivi economici sono stati presenti praticamente dappertutto fino a oggi perché il lavoro femminile non era valutato come tale in quanto non retribuito. L'immensa fatica quotidiana delle donne era, ed è, addirittura invisibile: non è forse questa la loro vita «naturale»? In più c'è sempre stata quasi ovunque la questione della «dote», o del «prezzo della sposa», dovuto dal padre alla famiglia dello sposo; per non parlare della «discendenza» attraverso la linea maschile, della successione del nome e dei beni. Una serie di motivi importantissimi, dunque, per convincere i maschi, e le famiglie tutte, che le figlie femmine non valevano niente. Ma il motivo vero, il più importante in assoluto, è di ben altra portata: il figlio maschio garantisce al padre la vita nell'aldilà. Siccome viene dal mondo «di-là» (la morte e la vita appartengono alla trascendenza, all'aldilà), assicura al padre con la sua venuta l'esistenza della comunicazione positiva con gli Antenati e con gli Dei. È stata sempre tradizione cinese, tanto per fare un solo esempio indicativo di questa convinzione, collocare il letto matrimoniale dei nuovi sposi nel luogo dove è sepolto il nonno, in modo che lo spirito dell'antenato si reincarni in colui che verrà generato. È necessario, di conseguenza, un solo maschio, il primo. Oggi che la mortalità infantile è diminuita quasi ovunque, non è più necessario fare molti figli; ma fino a ieri per garantirsi la sopravvivenza di un maschio bisognava sobbarcarsi a mettere al mondo una prole numerosissima. Non solo. In molti Paesi, inclusa la Cina, il figlio non veniva «presentato» al padre se non quando aveva raggiunto i tre anni, ossia quando aveva superato il maggior rischio di morte. In attesa del maschio, le femmine, dopo una prima o una seconda, erano condannate a morte, salvo in quei paesi dove la poligamia ha permesso, come in Africa, un minor ricorso all'infanticidio femminile.
Nell'ambito dei significati «trascendenti» le donne sono state sempre, in ogni luogo e in ogni tempo, collocate dalla parte dell'aldilà, portatrici di una «potenza» che l'uomo non è in grado di dominare e che pertanto teme più di qualsiasi altra cosa. La catena oppositiva dei concetti che si riferiscono alla morte lo rivela con assoluta chiarezza: la «morte» è donna, così come la «sinistra» è donna, la «notte» è donna... La nostra storia lo documenta in tutti campi e non c'è che l'imbarazzo della scelta: alle donne è assegnata la navata di sinistra delle chiese così come degli ospedali; la rappresentazione della morte, perfino nella forma di scheletro con lunghi capelli, è femminile in tutte le arti e nessuno, neanche il più grande degli artisti, ha ritenuto di potersi allontanare da questo prototipo. Ma si tratta di concetti presenti in ogni mitologia, in ogni cultura perché il corpo della donna è visto come canale di comunicazione con l'aldilà e gli uomini finiscono sempre con l'odiare ciò che temono.
Si potrebbe pensare che oggi, con la diffusione delle conoscenze scientifiche, con il venir meno di tante leggende e di tante tradizioni, il timore verso le donne non abbia più ragione di esistere; ma non è così. In India sussiste non soltanto l'infanticidio femminile, ma anche l'ostracismo e la spinta al suicidio delle vedove; in Cina è il governo a privilegiare i maschi.

La strada delle donne è ancora molto lunga.

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