Cronaca locale

Quel mondo tra mito ed esotismo chiamato «India»

India come altrove, così diverso e multiforme. India come viaggio in una visione del destino completamente diversa dalla nostra (una ciclicità che affascina e spaventa). E, come no, anche India come moda, una sorta di comoda tentazione esotica nella quale rinunciare a qualsiasi cambiamento - quello che, in fondo, ha reso l'Occidente ciò che è: all'avanguardia tecnologica, ma anche ideale, nel rispetto dell'individuo e dei suoi diritti - e affidarsi alla confortante scappatoia della ripetizione. Di tradizioni, così come di ingiustizie (le caste, ad esempio). Ecco perché «India», il certo non facile spettacolo prodotto dai Teatri Stabili di Genova e Napoli, scritto e interpretato da Mara Baronti (grande conoscitrice dell'India e delle sue tradizioni) e in cartellone al Teatro Leonardo Da Vinci fino al 25 gennaio, si rivela un'impresa non agilissima per lo spettatore: una cascata di storie, leggende, una passerella incessante e intrecciatissima di dei e dee, in fondo una piccola parte di quei «3.300.000 dei che in India - ci ricorda la Baronti - vengono venerati, accuditi e pregati», tutti riversati nell'immaginazione del pubblico attraverso il solo uso della parola. «India» è dunque un lungo racconto, narrato dalla protagonista circondata da una suggestiva scenografia di pannelli metallici, proiezioni a colori e in bianco e nero, tessuti sgargianti che scorrono come corsi d'acqua sul palcoscenico. E con l'aiuto di due danzatrici, cantanti e musiciste - Cristina Alioto e Patrizia Belardi - il cui compito è restituire i suoni e i movimenti di un'India tradizionale. I veri protagonisti dello spettacolo, però, restano loro, i terribili dèi che, se non nelle parole della Belardi, non appaiono in alcuna immagine: da qui la difficoltà dello spettatore a seguire una cosmogonia fittissima. Una tradizione e un passato imponenti, che con il loro esotismo possono ipnotizzare il pubblico occidentale, ma allo stesso tempo restituire un solo volto di un paese, l'India, cui oggi viene riconosciuto un ruolo sempre più importante sullo scenario internazionale. «India - spiega l'autrice e interprete Mara Baronti - non racconta dei grandi successi nell'informatica, dei contadini e delle multinazionali, delle dighe, della dote e delle vedove, ma spero, del perché tutto questo può accadere. È un racconto di miti e di dei che ci serve a entrare nella filosofia degli indiani e, attenzione, qui la filosofia non è una materia scolastica, ma vita, ricerca giorno dopo giorno della conoscenza, non del mondo ma di sé».


India
Teatro Leonardo Da Vinci
fino al 25 gennaio
ore 20.45
Info: 02-716791

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