Caro Giornale, la pregevole inchiesta del Secolo XIX sui mali del calcio solleva il velo su numerosi e torbidi episodi di malcostume, di antisportività e di vera e propria corruzione. Ad eccezione di qualche pervicace aprioristico difensore delle cose come stanno, la gran parte degli osservatori sembra riconoscere la gravità di quanto è affiorato e la crescente caduta di credibilità del sistema calcio. Ma sino ad ora nessuno ha adeguatamente rimarcato che la più riprovevole e la più sgradevole fra le situazioni denunciate riguarda la struttura le procedure e la integrità della giustizia sportiva. Le intercettazioni che coinvolgevano molti illustri personaggi e squadre blasonate erano a disposizione della giustizia sportiva e del Generale Pappa già dall'estate, ma si preferì soprassedere e stralciare solo la posizione del Genoa. Non si volle vedere l'evidente combine del derby romano adducendo la risibile motivazione che il risultato era oggettivamente così probabile da potersi dare per scontato. Quasi la stessa cosa non valga anche per Genoa-Venezia e quasi che il reato di frode sportiva sia diverso a seconda della procedura che determina a priori, fuori dal campo, il risultato. La cosiddetta giustizia sportiva scelse allora il Genoa come unico colpevole, sbattendo il mostro in prima pagina e coprendo gli altri misfatti sotto una valanga di reticenza e di retorica.
Franco Carraro in Senato, di fronte alle contestazioni mie e dei miei colleghi senatori sul degrado del sistema calcio e la inattendibilità dei suoi tribunali, da perfetto «sepolcro imbiancato», con un'orgia di retorica moralistica, ha negato tutto avallando la persecuzione contro il Genoa contrabbandata come atto di giustizia. Dopo lo stralcio, il rapidissimo processo, la sentenza prestabilita, con l'irrisione e le beffe per l'imputato Preziosi.
Oggi alcune verità vengono finalmente a galla, ma Carraro resta al suo posto, i giudici sportivi, compresi quelli dei bigliettini, restano al loro posto, pretendono rispetto e continuano ad erogare ancora sanzioni in nome di una autorità morale del tutto inesistente. I sostenitori del Genoa vagano per i campi della Serie C e durante le trasferte fra Pizzighettone Fermo e Salerno riflettono ancora sugli ammonimenti severi del questore pronto a stroncare ogni possibile manifestazione di piazza.
Se pensiamo che alla Lazio è stato sostanzialemte abbonato un multimiliardario debito con il fisco, «per ragioni di ordine pubblico» e se pensiamo che a Messina la sola ipotesi di un deferiemento portò al blocco del traffico sullo stretto senza che nessuna autorità azzardasse, non dico un intervento, ma neppure un ammonimento, ci rendiamo conto che il quadro è completo.
A Genova la giustizia sportiva funziona, l'ordine pubblico è garantito. A Genova le istituzioni funzionano anche perché c'è sempre un «grande cuore rossoblù» al quale fare appello, dopo averlo umiliato e colpito con comportamenti così tendenziosi, discriminanti e violenti. Distinti saluti
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