La famiglia-tipo rappresentata sulla scatola delle costruzioni Lego creava inquietudine, soprattutto nei bambini del Sud: padre biondo con occhi azzurri e capelli biondi rasati a zero (indossava camicia bianca e cravatta scura); figlio biondo con occhi azzurri e capelli biondi rasati a zero (indossava camicia a maniche corte con fantasia quadrettata); figlia con occhi azzurri e capelli biondi con cerchietto (indossava una maglia rossa a mezze maniche).
Nel nostro Paese era la fine degli anni ’50 quando quella fantastica scatola piena di mattoncini colorati divenne il collante ludico che unì, per almeno un ventennio, tutti i bambini italiani. Quella famiglia dai tratti ariani faceva effetto, incutendo addirittura una qualche soggezione. E anche una grande curiosità: sulla confezione si vedeva il padre che giocava coi figli, ma la mamma dov’era? Probabilmente in cucina, a preparare il pranzo o la cena. Del resto, quello era un interno domestico fotografato con lampi al magnesio: la donna faceva la casalinga e la mamma di una bella coppia di bimbi (un maschietto e una femminuccia); l’uomo lavorava e - per rilassarsi - montava coi figli una casa di Lego, simbolo di solido avvenire per le giovani generazioni. Adolescenti che, fino agli inizi degli anni ’80, hanno usato un kit-standard che nella sua essenzialità consentiva di volare alti con l’immaginazione. Un’avventura meravigliosa che poneva i Lego sul podio dei primi tre regali più desiderati, subito dopo la prima bicicletta e il primo pallone di cuoio. A quei tempi il sacco di Babbo Natale e della Befana era stracolmo di costruzioni, un «gioco intelligente» lo chiamavano i genitori di allora.
Gli anni ’90 coincidono con l’inizio della crisi: il muro dei mattoncini viene bucato inesorabilmente dai videogame; le costruzioni si creano e si abbattono usando sempre le mani, ma a colpi di joystick. La Lego prova ad adeguarsi, rincorrendo i mostri della «Tv dei Ragazzi»: le scatole diventano monotematiche e con pupazzetti prefabbricati. Addio fantasia. Si riproducono solo eroi già esistenti, nessun bambino è più in grado di crearsi un «suo» personaggi. L’era dei mattoncini è ormai minata alle fondamenta e, anno dopo anno, si sfalda come un edificio terremotato dalla modernità. Nel 2004 la crisi peggiore dell’azienda danese, con un deficit di 200 milioni di dollari.
Non resta che confidare in una disperata operazione-nostalgia. Sul sito della Lego si legge: «Lego celebra il 50° anniversario del mattoncino con una speciale confezione in edizione limitata, che include una collezione di coloratissimi mattoncini e l'esclusivo mattoncino dorato.
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