Quel pezzo d’America che resta confederato

Per capire quanto resti profonda la spaccatura tra il nord e il sud degli Stati Uniti d’America, quanto la guerra civile resti ancora un tema controverso e d’attualità possono aiutare un romanzo e un saggio. Il romanzo e La Marcia di Edward L. Doctorow (Mondadori, pagg. 365, euro 18) Racconta la presa della città di Savannah, in Georgia nel dicembre 1864. La presa della città era, infatti, l’estremo frutto della campagna nota con il nome di «marcia al mare» iniziata da Atlanta, messa a ferro e fuoco nel novembre dello stesso anno. La marcia è il racconto di quelle sessanta miglia di violenza e di quei sessantamila veterani dell’Unione agli ordini del generale Shermann, la cui tenacia sconfinava nella crudeltà. Intorno alle operazioni militari Doctorow dipinge un affresco di una civiltà in fuga: schiavisti, schiavi, uomini, donne, ricchi e poveri travolti dalla furia di una guerra civile che cerca la sua epica e trova solo sangue e distruzione. Un modo di vedere la guerra di secessione molto diverso da quello tradizionale e che ha fatto discutere. Il saggio invece è La spada e le magnolie (Donzelli, pagg. 232, euro 29) di Raimondo Luraghi, uno dei migliori storici italiani che si siano occupati di Unionisti e confederati. Un libriccino agile per capire che cosa è stato il Sud nella storia degli Stati Uniti, dall’origine ai giorni nostri.

Soprattutto per capire e analizzare quel profondo senso di diffidenza che, ancora ai giorni nostri serpeggia nei confronti del governo dell’Unione negli stati attraversati dal Mississippi. Un pezzo di nazione americana che per molti versi continua a comportarsi come un corpo estraneo con un senso di rassegnazione e di sconfitta che non smette di aleggiare.

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