Quel presepe omosessuale che non serve nessuna causa

Ha ragione qualche illuminato parlamentare a dire che sul presepio devono trovare posto i nuovi stili della famiglia umana. Anzi, mi stupisco che ci si ostini ancora con i pastori, i Magi, le lavandaie da fiume e gli arrotini giramondo. Roba d’altri tempi. Neppure l’asino e il bue ci fanno una gran figura. Meglio sostituirli con un impianto termico a pavimento o qualche pannello solare. Se così va il mondo, giusto adeguarsi. E allora perché stupirsi se al presepio di Montecitorio le coppie gay scendono sulla «piazza» di Betlemme a rivendicare i loro diritti? Anzi, mettiamoci pure qualche parlamentare con uno spinello in bocca o intento a tirare un rigo di coca e, al posto del carillon, facciamo echeggiare il tintinnio di manette per poco limpide carriere. E già che ci siamo perché non celebrare in qualche angusto anfratto di sughero le avventure di fedifraghi cuori solitari, persi tra le braccia e le grazie di veline in attesa di un futuro senza barriere?
Se il presepio celebra l’incontro di Dio con la povertà umana, tanto vale puntare sulla creatività. Tot posti, tot presepi. Pensa a Prodi che arriva alla grotta in bicicletta. Magari con qualche accorgimento ci sta anche il sonoro, tra ansimi di fiatone e – ironia della sorte - anche i fischi del vento.
Fin qui un po’ di sorriso, cari lettori, giusto per stemperare e non lasciarsi prendere dai cattivi pensieri.
Ad essere pessimisti si rischia solo di far del male alla politica, come se già non bastasse da sola. Ma, soprattutto, si dà fiato al qualunquismo. È una cosa sporca, dicono in molti. Sono tutti ladri, replicano altri... Cadrà il governo?, si chiede la gente. La risposta ormai è un luogo comune: aspettano due anni e sei mesi, ma solo per farsi la pensione. A banalizzare uno scenario sempre più problematico, dopo i cessi per Luxuria, mancavano solo le coppie gay sul presepio. Davvero non ci fanno mancare niente.
Il fatto è che anche la politica sta diventando un grande reality, anzi, come si dice in America, un grande entertainment. Si gioca sui toni dell’emotività e su quelli scandalistici, mentre si strumentalizzano fatti e persone, per portare acqua al mulino della propria causa. Una politica che sembra sempre più sottrarsi alla logica parlamentare, dove si confrontano le idee e ci si misura coi numeri, per trasferirsi sulle piazze a intercettare gli umori della gente. E allora anche il presepio, dopo il povero Welby, diventa uno spot, per portare le masse sulla frontiera delle emozioni.
Nel dibattito di questi giorni si discute dell’irrilevante incisività del mondo cattolico sullo scenario culturale. Con tutti i ragionamenti che si possono fare pro o contro questa tesi, resta il fatto che la gente sembra sempre più refrattaria a informarsi con processi di apprendimento ragionato. Privilegia l’emotività dei luoghi comuni e il fascino dialettico delle piccole opinioni televisive, barattate come verità.
Mi chiedo se, oltre il fatto di avere o non avere la fede, il Natale, con tutta la ricca simbologia che lo esprime, non costituisca per tutti una singolare opportunità per dare sostanza alla democrazia, oltre che ad una religione. Chi gira il Paese sa con quanta insistenza la gente si interroga sullo specifico cristiano, avvertendo il disagio di un confronto con l’Islam, che spesso è percepito come irriducibile nei suoi presupposti culturali.
Non è forse dal presepio che anche il non credente coglie il primato della creatura e la sua non alienabile dignità? In quel bambino, benché fragile, anzi proprio perché fragile, si rivela tutto il genio del cristianesimo, che concentra su ogni uomo le energie di ogni autentica religiosità. È solo mettendo la persona al centro dell’agire cristiano, che si evita il pericolo della teocrazia, più attenta ai diritti di Dio che a quelli della creatura.
Dire questo, anche da parte della politica, è condizione perché la democrazia stessa trovi linfa per la propria identità. Servirsi di un presepio per giochini di bottega non serve né alla causa di Dio, né a quella dell’uomo.


brunofasani@yahoo.it

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