da Tolcinasco (Milano)
È italiano, nato a Torino da solida famiglia piemontese e qui a Tolcinasco, in prossimità della buca 1, è esposto uno striscione che reca la scritta «Chicco e Dodo fan club» (laddove Dodo è il fratello Edoardo) con annessi la foto d'obbligo della Mole Antonelliana e l'ormai immancabile riferimento di posta elettronica (www.chiccoedodo fan club.it). Se tutto questo non fosse vero, diremmo che Francesco - detto appunto Chicco - Molinari, oltretutto di brune connotazioni, quasi arabeggianti, proviene da un qualche nobile quartiere di Londra.
Perché ieri, presentandosi ai giornalisti a conclusione del secondo giro di questo 64° Telecom Italia Open castrato dal maltempo, era certamente molto irritato ma lo ha dato appena a vedere, senza mai perdere la misura delle parole, proprio come un gentiluomo di stampo anglosassone.
Il secondo giro del campione che aveva trionfato l'anno scorso è stato, secondo lui «strano e fastidioso» - si presti attenzione all'eleganza distaccata del suo linguaggio - perché, tra l'altro, si è svolto in due tappe: nove buche nel tardo pomeriggio di venerdì e nove di recupero nella mattinata di ieri.
«Al di là della pioggia, della quale soltanto il cielo è padrone, forse certe decisioni del board sono apparse discutibili. Certo tra una fase e l'altra del giro ho un po' perso il ritmo: infatti mi ero portato a -8 dopo le prime nove buche e poi mi sono fermato. Questo -8 lo considero abbastanza buono ma il problema è un altro. Un Open dura quattro giri. E dunque, se adesso fossimo alla metà di questo in corso a Tolcinasco io potrei puntare su tempi di rimonta possibili. Siccome, però, il torneo si chiuderà dopo soli tre giri, per me diventa troppo corto e temo che sarà molto difficile, se non impossibile, fare un miracolo. Peccato, perché il mio feeling con questo campo è ottimo, tant'è che l'anno scorso ho vinto. Spero appena che nella domenica della chiusura (oggi ndr) ci sia finalmente un sole che restituisca all'Open la regolarità che avrebbe meritato. Un sole che asciughi un campo da troppe ore molto pesante».
Di sicuro l'anno scorso l'Open «integrale» di Tolcinasco aveva avuto un corso e sviluppi molto diversi. Rileggendo gli appunti relativi a quella edizione, vedo che Chicco, al termine delle due prime giornate di gara, si trovava secondo (-11) alla pari con Archer, Kieldsen e Barham dietro il leader Drysdale (-13). Tutto poteva considerarsi ancora in gioco. E difatti, salito a -16 in «pole» con Barham al termine della terza giornata, nella quarta conclusiva era balzato al -23 finale che lo incoronava davanti ad Anders Hansen e Sandelin (ex aequo a -19).
Un anno dopo, molto è andato di traverso. E oggi Chicco, salva restando l'ipotesi di una sua clamorosa impresa che peraltro viene giudicata più che improbabile, dovrà accontentarsi di un piazzamento che in qualche modo ne conforti la firma.
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