Quel sentire unico di una giovane donna

Quel sentire unico di una giovane donna

Margherita Da Passano, 25 anni, laureata in Lingue, già studentessa Erasmus in Spagna, ha viaggiato tanto da sentirsi un po' una «globetrotter cittadina del mondo». È uscito ora per De Ferrari il suo «Soli Insieme», raccolta di poesie.
In una Genova dai capelli bianchi piaceranno i versi per le nonne. «Alba» per la materna: vorrebbe invecchiare come lei saggia e serena dopo le avversità superate. «Nonna» per la paterna, mai conosciuta, mai accarezzata. Le scrive: «Non conosco la tua voce/ il tuo odore/ i tuoi gesti/ i tuoi occhi/... anche se dicono che sono i miei/. Non so nulla di te/... Ma sono l'unica che ti abbia compresa davvero». Gli affetti familiari, la pace del ritorno alla casa delle «cose semplici, vere, grandi» è una componente delle poesie di Margherita. Un altro centro il suo impegno di volontaria. In «Diversi», per «i diversamente abili che sognano come noi» annota: «Il loro sorriso/ è la mia gioia». Un altro tema, i viaggi, i luoghi conosciuti: dai vicini come Framura nelle Cinque Terre che non si stanca di scoprire, all'Irlanda, verde smeraldo nei prati, di rupi selvagge e con «l'infinito libero delle valli». Per la giovane Margherita l'amore è un tema centrale. Pieni di ritmo (tanto che vorrei un cantautore li mettesse in musica) i versi «Tu - a Paolo». Vi si riconoscerà ogni donna che un ragazzo con questo nome abbia tenuto sull'altalena: «Tu mi ubriachi di sogni, tu mi uccidi di silenzi, tu mi vizi di piccole cose... tu mi stanchi di ripicche, tu mi fai volare di libertà». «Amo» invece riflette la completezza d'amore: «Amo tutto di te, anche quello che non amo».
E vien da pensare alla controparte, all'innamorato, che con Margherita ha «una bella gatta da pelare» se non è il signor Higgins di Pigamalione. Questi, quando Eliza, la fioraia che ha voluto educare, gli tiene fieramente testa, dice estasiato: «Sei una nave da battaglia». E Margherita, ragazzina-donna, non si accontenta come si arguisce dalla dedica del libro a «tutte le persone profonde», consapevoli e perciò soggette ad un fardello più pesante degli altri. Per capirla meglio, ancora due poesie. A «Filippo, un gatto» mi fa ricordare un convegno su Lalla Romano, dove mi sedeva accanto una letterata, polarizzata dall'affascinante relatore Giovanni Raboni, ma anche incuriosita dalla mia palpabile tristezza. Le spiegai: «In campagna, ho trovato il micio morto, fuori dal cancello, il collo spezzato, il collarino rosso buttato di lato, deve averlo colpito un'auto». S'inviperì con un «Capisco esser tristi per un cristiano...

» Oggi le risponderei con Margherita: «A chi mi diceva: È solo un gatto,/ rispondevo: Non lo conoscevi, allora». Quando una ragazzina-donna sa restituirci il lampo di verità della poesia autentica, non resta che dirle: «Brava!».

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