Caro Massimiliano, con un articolo tutto panna e miele apparso pochi giorni fa sul Lavoro-Repubblica, il dimissionario, forse che sì forse che no, superconsulente per l'immagine della città Nando Dalla Chiesa, vagheggia il nuovo Rinascimento della nostra indocile Genova. Esempio di tolleranza e di accoglienza, piazza orgogliosa del Gay pride, accogliente approdo per stranieri di ogni razza e colore, fulgida icona della cultura, primeggiante nel panorama nazionale e internazionale e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente tutto per merito della giunta Vincenzi e dell'amministrazione rosso fumé in carica.
Ora va bene l'ipocrisia di parte, ci stanno le indorature della pillola ma far passare Genova come la novella Firenze del 2.000 sconfina nel territorio della menzogna. I teatri in fondo alle classifiche degli incassi nazionali, le programmazioni stantìe e rivisitate, le mostre di basso profilo, i musei che staccano meno biglietti della fiera del biscotto (si salva solo l'acquario, ma non è un museo). Cinema? Neanche l'ombra. Vitalità artistica? Qualcosina. Editoria? Sorvoliamo. Turismo di qualità? Siamo agli esordi.
Quel suo congedo che dipinge Genova come novella Firenze
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