Tutto è finito con un po' di apprensione e qualche disagio, per i 72 onorevoli passeggeri del volo Milano-Roma che ieri sono stati smistati su altri aeromobili, quando laereo che li doveva trasportare a destinazione è stato fatto rientrare per un controllo accurato, dopo avere investito... una lepre. È finita bene per tutti, tranne per la lepre che, fino allultimo, ha avuto la speranza di battere in velocità il suo predatore alato. La battaglia per la sopravvivenza tra falchi e lepri è una storia che si perde nella notte dei tempi. Lei dotata di orecchie finissime, di zampe posteriori sproporzionate e del sacro terrore di tutto, se ne sta a dormicchiare tutto il giorno nella sua tana o ben mimetizzata con la campagna, in virtù di quel colore fulvo misto al nero che ha assunto il suo pelame sul dorso. Allinfuori del periodo della riproduzione, trascorre la giornata dormendo o sonnecchiando nel suo rifugio, in genere abbastanza ampio da nasconderlo quasi completamente: qui la lepre allunga le zampe anteriori, posa sopra di esse il capo, con le orecchie abbassate, e ripiega sotto di sé gli arti posteriori, lasciando scorgere sopra la buca solo parte del dorso, in un atteggiamento di difesa perenne che commuove per chi intuisce la paura in cui vive costantemente.
Paura di tutto, di predatori naturali e cani da caccia che si portano dietro il suo predatore per eccellenza: luomo. Esce di notte o allalba furtiva, per cibarsi di trifoglio, erba medica, rape, tuberi, cavoli, cortecce e praticamente quasi tutto di quel che è rosicchiabile. È molto frugale e anche nei periodi di magra, la natura lha dotata di una notevole capacità riproduttiva, per compensare lelevata mortalità dei leprotti che nascono in numero superiore alla dozzina ogni anno. I suoi tre, quattro chilogrammi di peso, accoppiati a quelle leve smisurate che sono gli arti posteriori, ne fanno un campione nella corsa che risulta aggraziata e soprattutto dotata di una caratteristica che fa impazzire cani e altri predatori. La capacità di «sterzare» a 90 gradi senza perdere velocità, mentre il cane va a vuoto scivolando avanti per la tangente.
Tutto questo alla velocità di quasi 70 chilometri orari. Un razzo nel terreno. E così, quando le sue orecchie, accoppiate a un finissimo olfatto le rimandano qualche rumore strano, si mette subito in allarme, tende il suo poderoso retrotreno ed è pronta per ingaggiare, unaltra volta, la battaglia per la vita, ricorrendo alle uniche armi di cui madre natura lha abbondantemente dotata: la fifa e la corsa. Non sempre può farcela ovviamente perché i suoi più ancestrali nemici, i rapaci diurni e notturni, hanno sviluppato, a loro volta le armi opportune: la velocità da brivido in picchiata e il silenzio assoluto del gufo che vola leggero sulla preda di notte. Ma è una battaglia tra pari: velocità contro velocità, udito contro vista, lapprensione continua contro lo sprezzo del pericolo.
È tutto finito bene ieri, per fortuna, a Linate e nessuno ricorderà di certo una lepre che ha ingaggiato, per lennesima volta, la sua battaglia per la vita contro un predatore alato. Solo un rapido pensiero per chi è morto lottando contro limpossibile.
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