Cultura e Spettacoli

«Quell’antipatico di Machiavelli è diventato l’eroe del mio thriller»

Leonardo Gori racconta come ha scritto il suo romanzo ambientato nella Firenze del Cinquecento

A due settimane dall’uscita è già in ristampa il nuovo romanzo storico di Leonardo Gori, Le ossa di Dio (Rizzoli): una storia avvincente che mischia magistralmente più generi e tiene con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Siamo nel 1504 a Firenze (Repubblica dal 1494 anche per merito del re francese Carlo VIII), pochi anni dopo «l’abbruciamento pubblico» del Savonarola. A quei tempi Niccolò Machiavelli riveste il prestigioso ruolo di Primo Segretario della Repubblica, e suo malgrado deve assolutamente ritrovare Leonardo per svelare un mistero che ha a che fare con una terribile arma misteriosa capace di «annichilire» l’intero mondo cristiano. In questo libro la scrittura di Gori è giustamente classica, ma come sempre non cede ai virtuosismi. Anzi lo scrittore sparisce dietro l’umanità dei personaggi, sotto i loro umori, le loro sofferenze, perfino i loro odori... e la lettura va avanti da sola.
Hai dato «carne e ossa» a importantissimi personaggi storici e li hai fatti parlare, duellare, fare l'amore, uccidere, sudare... Quanto è stato divertente scrivere «Le ossa di Dio»?
«Per la prima volta ho usato solo personaggi storici celebri come personaggi di un romanzo, senza un protagonista “mio”. All’inizio quindi ero tutto un tremito, ma poi, come dici, è arrivato il divertimento: mi sono lasciato risucchiare dal Cinquecento, cercando di parlare e pensare come un uomo di quel tempo, con un linguaggio moderno come lessico ma “antico” come costruzione. Scendevo nelle strade medievali, guadavo l'Arno, attraversavo la Maremma... Meglio che andare al cinema».
Dopo aver scritto questo romanzo, è cambiato il tuo rapporto «affettivo» con i personaggi in questione?
«Machiavelli mi era stato sempre antipatico, colpa dell’immagine stereotipata che ci hanno imposto fin dall’infanzia. Ho cercato di cogliere l’essenza del suo pensiero moderno e ho imparato ad amarlo. Qualcuno dice che ne ho fatto una specie di Indiana Jones, ma credo di essere rimasto fedele al suo pensiero. Ci sono molte frasi autentiche del Machiavelli scrittore, in bocca al mio Niccolò eroe di thriller. Poi mi sono divertito a rovesciare l’immagine tradizionale di altri personaggi, soprattutto Leonardo. Una lotta impari contro i luoghi comuni, e anche questo è stato un gran divertimento, che spero di aver comunicato al lettore».
Sei uno specialista del romanzo storico, hai spaziato dal Rinascimento alla metà degli anni Sessanta. Una curiosità: scriverai mai un romanzo ambientato nel presente?
«Sono combattuto. È un mio desiderio da sempre, anche perché amo mettermi alla prova con sfide sempre nuove. D’altra parte bisogna scrivere di ciò che si conosce, e finora non ho trovato, nel mio vissuto quotidiano, uno stimolo importante.

Meglio la Storia, antica o recente, come nel mio Arcieri? Ancora non lo so, ma l'esperimento è alle porte».

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