Quell’asse tra Ponzano e il Leone

Da Gemina al «Gazzettino» fino a Trieste: le possibili mosse della famiglia. Con un occhio al Nord-est e l’altro alla grande finanza

Quell’asse tra Ponzano e il  Leone

Marcello Zacché

da Milano

Generali e Autogrill da ieri sono più vicine. Non che d’ora in avanti, fermandosi in autostrada per un panino, sia possibile anche farsi una polizza vita su misura, in un apposito banchetto. Non è di questo (anche se in un futuro lontano non si mai) che si parla. Ma di una liaison sempre più stretta fra Treviso e Trieste, questo sì. Laddove per Trieste si intende la prima compagnia assicurativa italiana, seconda in Europa, mentre Treviso, o meglio Ponzano Veneto, significa i Benetton. Che, attraverso la loro Ragione & C., controllano il 56,7% del capitale di Autogrill.
La compagnia è ora il secondo azionista della società di ristorazione autostradale, essendo passata dal 2,5 al 5 per cento. Ufficialmente, dicono a Trieste, «si tratta di un investimento di natura finanziaria, effettuato sulla base delle buone prospettive della società». Né c’è da dubitare che non sia così, visto che Autogrill sta vivendo un momento di espansione internazionale straordinaria rispetto al quadro italiano. Ma l’impressione è che potrebbe esserci ben altro.
In gioco ci sono almeno due partite «geo-finanziarie» di grande momento: la prima è quella per la supremazia nella piazza del Nord-est. La seconda, antica ma sempre d’attualità, riguarda gli equilibri azionari della stessa compagnia triestina. E a ben guardare le due storie hanno più di un’area di sovrapposizione. Sul primo scenario, quello del Nord-est, il traumatico crollo del progetto Lodi-Antonveneta ha lasciato un vuoto di poteri. In Antonveneta convivevano, in equilibrio instabile, due gruppi tra loro in contrasto: i lombardo-veneti e i Benetton. Ma sia i primi, più legati ai bresciani e a Gnutti, sia i secondi, più autonomi, avevano nella Banca popolare di Lodi e in Fiorani il minimo comun denominatore.
Il contrasto, con Fiorani fuori dalla scena, è emerso evidente nel caso Gemina, dove la Save (aeroporti di Venezia) di Enrico Marchi (che, a torto o a ragione, è considerato vicino a molti imprenditori veneti della partita Antonveneta, a cominciare da Paolo Sinigaglia, patron di Alpi Eagles e presidente di Veneto Sviluppo) ha provato a sfidare i poteri forti lanciandosi alla conquista degli Aeroporti di Roma. Ma è stata respinta proprio grazie all’intervento dei Benetton. I quali, cogliendo al volo un’opportunità strategicamente preziosa, sono accorsi in aiuto ai Romiti. Con le Generali rimaste giocoforza alla finestra, essendo soci sia di Gemina, sia di Marchi nella sua holding Finint.
La storia del Gazzettino, quotidiano leader del Nord-est, è un altro esempio di lotte intestine. Dove si ritrovano di nuovo i Benetton versus Sinigaglia (e altri quali Stefanel, Caovilla, Bastianello), «colpevoli» di aver raggiunto un accordo segreto con Francesco Gaetano Caltagirone per la cessione del 58% del giornale. Operazione che i Benetton (azionisti tramite Edizione Holding del 25%) hanno bloccato ricorrendo al Tribunale, che per ora ha dato loro ragione, disponendo il sequestro delle azioni.
Ecco allora che se Generali sceglie proprio Benetton per sostenere la partita Autogrill, viene naturale pensare che la posizione della famiglia di Ponzano Veneto sia vicina a spiccare un ulteriore salto di qualità.

Nel territorio del Nord-est, ma non solo: potrebbe non essere un caso che il presidente della compagnia, Antoine Bernheim, stia cercando nuovi soci privati disponibili a un impegno stabile nel capitale della compagnia, riunito intorno a Mediobanca. Soprattutto in vista delle prime finestre di conversione delle obbligazioni emesse da Unicredito e Capitalia. In questa chiave i Benetton potrebbero essere i primi candidati del piano-Bernheim per le Generali.

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