Quell’ineffabile «filo rosso» tra Milano e la Serenissima

Da Giovanni Verrando ai colleghi «elettronici» Michele Tadini e Maurizio Pisati. E ancora Gabriele Manca, Azio Corghi, Stefano Gervasoni... Sì, quest’anno resta nutrita la «pattuglia» dei milanesi/lombardi - alcuni dei quali in verità trasferitisi all’estero - che sono di scena al 53esimo festival di contemporanea della Biennale Musica di Venezia, nel cartellone culturale fino a sabato 3 ottobre (il programma sul sito: www.labiennalemusica.org). Milano e Venezia: due palcoscenici, un filo diretto. Perché, come diversi compositori sostengono, «qui, dove ci sono i centri di produzione, hai più opportunità di far ascoltare quello che fai». «Quella del capoluogo lombardo è una piazza importante - afferma il compositore Luca Francesconi, milanese, direttore del festival nella Serenissima -. Molto ha fatto la signora Luciana Pestalozza che, dopo l’estinzione di “Musica del nostro tempo“, ha fondato la rassegna “MilanoMusica“, oggi un vero e proprio punto di riferimento». Già, Milano e le avanguardie. Sono stati decenni di crescita, nonostante le difficoltà. Ma i «buchi», diciamo, anche ora non mancano di certo: «Un esempio? Sarebbe bello creare un laboratorio permanente sulla percezione. Un luogo supportato dalle istituzioni, dove gli artisti di diverse discipline, dalla musica alla danza passando per il teatro, potessero lavorare in maniera dialogante e trasversale». Un po’ come succederà a Venezia, in questi giorni, a un certo punto della manifestazione «Il corpo e il suono»: un titolo per indicare l’esigenza di superare la divisione tra mente e corpo, con l’avvicinamento tra genere colto e altre espressioni musicali. «Presenterò “Sottile“, un lavoro che ho scritto su commissione dell’istituto di ricerche Ircam di Parigi - fa sapere Giovanni Verrando, che tra l’altro con il suo RepertorioZero il primo ottobre sarà al conservatorio della Svizzera italiana di Lugano -. Nella versione originale è per ensemble. In questa occasione verrà eseguito dall’orchestra, dunque con un effetto più profondo e allargato». Un altro compositore al festival veneziano è Vittorio Montalti, con la prima di «Evolution» (28 settembre), come accenna lui «uno schema di improvvisazione per dodici musicisti». Lui, classe 1984, alla ribalta negli ambienti di questo settore della città per essersi aggiudicato la gara europea ideata dagli Amici della Galleria d’Arte Moderna (Villa Reale). Di più. Per finire occhio alla maratona, finale: la conclusione della rassegna si celebrerà al teatro alle Tese dell’Arsenale: una «non stop» intitolata «Exit-02», che inizierà alle ore 18 e terminerà all’alba del giorno dopo. Sicuramente, per chi vuole fare un blitz da Milano alla città lagunare, un appuntamento da non mancare.

«Sarà un concerto a geometria variabile», conclude Francesconi. Anche la sintesi. Traduzione: i musicisti si «modelleranno» a seconda della forma che gli ascoltatori vorranno loro dare, sotto il segno del dialogo tra i generi.

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