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Quell’unico gol consola l’hockey rosa

La felicità della bomber Florian (rete storica). Il pianto della Montanari, che ne ha subìte 22

nostro inviato a Torino

Ventidue gol. E una lacrima. Un gol. E un sorriso. Così è finita la storia della nostra nazionale femminile di hockey su ghiaccio. È finita con il viso dolcissimo di Debora Montanari, ragazzina di Torre Pellice, di anni venticinque, studentessa ma soprattutto portiere travolta da quel numero di gol di cui sopra, non gli altri dieci presi dalla sua collega Frasnelli. È finita con il viso sorpreso di Sabrina Florian, di anni ventidue, che viene dalla strada del vino, a Caldaro. Ha segnato il primo gol, storico, della nazionale italiana in una gara olimpica, lo ha segnato alla Russia e le azzurre sognavano chissà quale pomeriggio, chissà quanti titoli e commenti alla loro impresa. Per la cronaca era il minuto 8 e secondo 2 della partita, le russe avevano due fuori per penalità, perchè non aprofittarne? Poi le orsette, recuperate le punite, hanno provveduto a sistemare la faccenda, cinque gol e la Debora allora, dopo l’ultimo colpo di sirena, si è tolta la maschera e ha rigato di una, due lacrime il naso che luccicava per il piercing, appena accennato, vezzoso, intrigante, ribelle. Quando, nella partita di esordio contro le canadesi, aveva subito due schiaffi in sedici secondi da Carolina Quellette, Debora si era rivolta alla Manuela Franz, collega di difesa: «Ma sarà sempre così?». Così è stato. È finita con l’eliminazione, dopo tre partite, l’avventura dell’hockey rosa. Hanno giocato rendendo felici i tifosi che sono gli stessi che urlano insulti e bestemmie altrove ma dentro il palaghiaccio, dietro lo stadio Olimpico hanno tenuto in frigorifero la maleducazione, rilanciando lo spirito della festa.

Le azzurre, si sono raggrumate in mezzo al campo bianco, sembravano nuove ice-puffette, hanno alzato le mazze al cielo, le hanno fatte battere sul ghiaccio, hanno salutato, mandando baci, cercando di cancellare la sconfitta e le lacrime.

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