Quando in ballo c’è la democrazia e lo Stato di diritto, niente e nessuno può impedire l’indignazione, anche se questa tocca quella sorta di Santo Graal che è il presidente della Repubblica. Quello che sta avvenendo in questi giorni è sotto gli occhi di tutti: la sostanziale pressione del Quirinale per condizionare il Parlamento sulla legge elettorale, sulla cosiddetta legge ex Cirielli, già approvata una volta dai due rami del Parlamento, e su altre iniziative della maggioranza, è un atteggiamento da censurare. Il presidente della Repubblica sa che la Costituzione gli offre lo strumento del rinvio alle Camere di una legge, non il «negozio» con la maggioranza parlamentare di questa o di quella norma. La trattativa preventiva con il Parlamento sotto la minaccia della mancata firma e del rinvio di una legge alle Camere non dovrebbe far parte delle prerogative di un presidente della Repubblica . Ciampi questo lo deve sapere e ci deve essere qualcuno che senza tante perifrasi glielo dice, spazzando via quel gruppo di consiglieri che lo spinge a violare la Costituzione. A noi non piace molto quella legge proporzionale senza preferenze, anche se rappresenta, come abbiamo già scritto, un voltar pagina rispetto al sistema maggioritario che in dieci anni ha consegnato l’Italia ad una élite che l’ha letteralmente saccheggiata. Ma la discussione non verte sul merito. Né sulla legge proporzionale, né su quella legge che limita la grande discrezionalità di norme prescrittive che in sette anni e mezzo possono archiviare reati che per altri collegi giudicanti richiedono, invece, il doppio degli anni per essere cancellati. Noi non vogliamo aprire discussioni di merito già abbondantemente fatte in Parlamento e fuori di esso. Quel che ci appare sbagliato è che un capo di Stato attraverso quei canali che è in condizione di attivare, prema continuamente sul Parlamento per orientarne le scelte. Così non va e non può andare. Ogni uomo politico, ogni opinionista di centro, di destra o di sinistra deve indignarsi dinanzi a questo costume che contrasta con lo spirito delal nostra Costituzione scritta a molte mani nel lontano 1947 in un momento in cui l’Italia poteva anche ferocemente dividersi. Quelle famiglie politiche seppero, invece, trovare le ragioni unitarie per scrivere regole democratiche e ci donarono un testo costituzionale tra i migliori al mondo. In quel testo la sovranità legislativa è messa nelle mani del Parlamento e il presidente della Repubblica, una volta approvata una legge, può rinviarla una sola volta alle Camere e se queste la dovessero riapprovare anche alla stessa maniera è costretto a firmarla e a promulgarla. Chi ne avesse interesse può, poi, ricorrere alla Corte Costituzionale per sostenerne la illegittimità. È questo l’equilibrio dei poteri che la nostra Costituzione prevede, non la trattativa tra il capo del governo e il capo dello Stato. Già una volta la Costituzione fu tradita quando Amato sospese addirittura il Consiglio dei ministri in atto e andò a concordare con Oscar Luigi Scalfaro parola per parola il famoso decreto Conso nel 1993. Dopo averlo concordato, Scalfaro non lo firmò neppure sotto la pressione di una Procura della Repubblica. Quello, però, era il tempo del terrore e delle «tricoteuses», del ricatto e del cappio sventolato a Montecitorio che tanto danno ha fatto all’Italia. Quel tempo è passato. Ora il Parlamento approvi le leggi che crede e Ciampi, se ha rilievi di legittimità costituzionali da fare, li faccia e rinvii quella legge alle Camere.
Noi, sempre presi dalla saggezza del dubbio, chiediamo con animo aperto agli uomini liberi di tutti gli schieramenti se siamo noi in errore a indignarci in tal modo o se invece la nostra Carta costituzionale è stata palesemente violata in questi giorni. Quando si commettono violazioni di questo genere si finisce con lo scadere al punto tale da ritenere giusta e legittima una legge se consente di mandare in carcere Cesare Previti, mentre diventa incostituzionale se quelle norme glielo dovessero evitare. Le leggi ad personam rappresentano uno strumento scadente di una legislazione scadente, ma la legge contrapersonam è tipica dei sistemi autoritari.
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