Quella strana «influenza» del produttore sulla commissione

Si profila forse una tendenza Russia in seno all’Anica presieduta dalla stessa persona fisica, che ha prodotto Terraferma di Crialese, ossia Riccardo Tozzi di Cattleya, anche membro del Cda di Cinecittà? Se quest’anno, infatti, ha destato scandalo la candidatura all’Oscar di Burnt By the Sun 2: Citadel del cineasta Nikita Mikhalkov, guarda caso pure (discusso) Presidente dell’Unione dei cineasti russi, non meno limpida pare la posizione di chi, da noi, ha due parti in commedia. È vero che la Commissione di Selezione per il film italiano da candidare all’Oscar è composta dai registi Marco Bellocchio e Luca Guadagnino; dal giornalista Nick Vivarelli, dalle produttrici Tilde Corsi e Martha Capello, dal distributore Valerio De Paolis, dalla Presidente degli esportatori Paola Corvino e dal Direttore Generale per il Cinema, Nicola Borrelli, tuttavia un’ombra d’influenza consociativa permane sulla candidatura di Crialese.
A Mosca, novanta cineasti, tra i quali Aleksandr Sokurov, trionfatore a Venezia col suo Faust, hanno firmato una lettera di protesta. A Roma Rai Cinema, con Cattleya produttrice di Terraferma, scarso al box-office d’autunno, dirama un comunicato nel quale Tozzi dice: «Faremo una campagna semplice e pratica, come abbiamo fatto nel 2006, con successo, per La bestia nel cuore».

Da consorte della regista Cristina Comencini, lì autrice, Tozzi sperò fino all'ultimo, e invano, nella statuetta. Di fatto, è dal 1999 che l'Italia resta a becco asciutto. Da quando, cioè, la Loren strillò: «The winner is Roberto!». Con La vita è bella, il Benignaccio guadagnò l’Oscar. Adesso vedremo come andrà a finire.

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