Volete farci credere che una cosca mafiosa guidata da Silvio Berlusconi ha preso in mano l’Italia e «ruba per comandare, comanda per rubare». Volete farci credere che ogni fenomeno di malavita e di malaffare degli ultimi trent’anni, dalla P2 alle stragi di mafia, dalla corruzione alla camorra, abbiano come «utilizzatore finale» e corruttore sovrano Silvio Berlusconi, prima nel mondo degli affari e poi della politica.
Volete farci credere insomma che decine di milioni di italiani, abbiano preferito farsi governare per tutti questi anni da un Delinquente Assoluto e siano così imbecilli e ammiratori della delinquenza da preferire lui a un’Italia migliore e più onesta ricacciata all’opposizione. Così fu secondo voi, ai tempi di Mussolini il dittatore, così è stato ai tempi di Andreotti capo della Cupola e di Craxi Re di Tangentopoli, così è ai tempi di Berlusconi che è sintesi dei tre precedenti.
Ora non sono così scemo e velenoso da rovesciare la vostra sentenza, e credere da un verso che Berlusconi sia un santo circondato da santini, e dall’altro che voi siate aguzzini connessi a una rete di magistrati e spie. Ma non posso accettare la riduzione di un governo, di un leader e di un popolo che lo sostiene, a una rete criminale. Non posso farlo e non per principio o per partito preso, ma per senso della realtà, perché vedo i fatti e riconosco i moventi, conosco le biografie di accusati e accusatori, i caratteri, le imprese, i risultati, faccio bilanci e paragono lati oscuri e lati positivi, e commisuro i politici di un versante ai politici dell’altro versante. E tirando le somme, non riesco proprio a dire, nemmeno sotto tortura, che mi trovo davanti a un Delinquente che ha fatto del crimine, del furto e del comando, la sua Trinità di vita. E non riesco nemmeno a dire che l’Italia starebbe meglio senza di lui.
Se davvero poi credete, come ripetete a giorni alterni, che Berlusconi è megalomane e narciso, dovrete pure convenire che la sua voglia di piacere, di lasciare un’impronta nella storia di questo Paese, lo portano a volte a commettere imprudenze ma non certo a vendersi la gloria per un mucchio di soldi o per un salvacondotto di legge. Non capite di che pasta sono fatti i megalomani, quali molle li muovono, quali aspirazioni li spingono.
Sono stato tra i primi, credo, a chiedere su questo Giornale che Berlusconi scaricasse la corte o quantomeno si liberasse dei suoi più discussi cortigiani; ma credevo poco all’effetto dell’esortazione. Devo invece dire che Berlusconi è stato netto e tempestivo, sia nel caso Scajola che nel caso Brancher e nel caso Cosentino. Certo, sarebbe stato meglio farlo prima e in certi casi ancora più a monte sarebbe stato meglio non circondarsi di certa gentaglia. È vero. Però è vero pure che i contorni netti di un personaggio e di una vicenda possono anche non essere ben chiari nel corso di anni; un leader, soprattutto quando è molto concentrato su di sé, studia poco i suoi uomini, si accontenta della loro devozione. E questo è un errore, ma non è un segno di complicità. Come inverosimile è coinvolgere Berlusconi nelle trame criminose della mafia nei primi anni novanta, quando non era ancora sceso in politica. Volete insanguinare la sua avversione ai magistrati, e caricarla dell’ombra criminale della mafia; ma non potete realisticamente collegare un conflitto di oggi con le stragi di mafia di ieri. È pazzesco, è perverso.
So che in questi scandali venuti al sole bisogna distinguere tra agguati e corruzione, ed è difficile scorgere bene la linea divisoria. Credo all’esistenza di ambedue, a un lato estremo c’è una pianificazione della caccia al politico e all’altro lato estremo c’è uno sconfinamento nel malaffare. Ma non penso che tutto ciò che stia nel mezzo possa ridursi a uno dei due.
Continuo a pensare che l’esperienza di Berlusconi al governo del nostro Paese possa aver deluso alcune aspettative, ma che sia ancora preferibile a quella a cui ci avevano avviato i suoi predecessori del centrosinistra. Arrivo a dire che in queste condizioni, con questa classe dirigente, in questo Paese, è forse la migliore delle soluzioni a portata di mano.
Poi vedo alcune zone grigie e altre oscure, ma so che di ogni realtà devo ponderare i lati in ombra e quelli in luce. Devo paragonare gli uni agli altri e poi devo paragonare i competitori e le loro esperienze di governo. Così è fatta la politica. Mi offende leggere la riduzione di questa fase della nostra vita politica al disegno criminale. Offende l’intelligenza, la dignità, il nostro senso morale.
Finitela con questa invocazione di sangue e arena. Perché sangue chiama sangue e il veleno sta avvelenando il Paese, dividendo razzialmente persone per bene che la pensano diversamente.
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