Quell'allergia ai giornalisti e l'ipocrisia dei 5 stelle

Parlamentari e senatori si dissociano dalla violenza contro i giornalisti a Palermo. Ma sono i primi fomentatori di odio e non dovrebbero stuprisi

Quell'allergia ai giornalisti e l'ipocrisia dei 5 stelle

Da incendiari a pompieri. Va in scena la (finta) redenzione dei grillini. Per anni hanno attaccato la casta dei giornalisti e ora che nella loro manifestazione "pacifica" gli stessi giornalisti sono stati insultati, strattonati ed esposti alla pubblica gogna dagli attivisti pentastellati prendono le distanze e sciorinano dichiarazioni pilatesche.

"L'odio non fa parte del Dna del Movimento 5 Stelle. Gli episodi di aggressione ai cronisti non ci appartengono, e ne prendiamo nettamente le distanze. Noi difendiamo chi lavora, soprattutto chi lo fa da precario per pochi euro al mese. Ribadiamo ancora una volta che il Movimento 5 Stelle è lontano dalla cultura dell'odio che tanti, troppi, ci attribuiscono. Un clima, probabilmente fomentato da scelte editoriali prese ai piani alti", hanno commentato i gruppi parlamentari di Camera e Senato del M5s evitando il solito complotto.

"Apprendiamo dagli organi di stampa che alcuni giornalisti, cui va la nostra solidarietà, sarebbero stati insultati e strattonati da taluni isolati individui, nel tentativo di avvicinare alcuni portavoce del nostro movimento": sulla stessa linea il gruppo del M5S all'Assemblea regionale siciliana. Roberto Fico su Twitter è stato ancora più esplicito: "Tutta la mia solidarietà a cronisti e operatori aggrediti. L'odio non deve far parte del dna del M5S. I violenti stiano fuori dal Movimento".

Peccato che lo stesso Fico dal palco del Foro Italico di Palermo non abbia usato amorevoli parole riferendosi alla categoria: "I giornalisti non sono proni solo al Pd ma ci sono anche quelli proni al movimento e questo non va bene. Noi dobbiamo sconfiggere l'informazione senza etica".

Ma d'altronde, se il capo politico del Movimento è il primo a non dare il buon esempio, c'è poco da fare. "Un'infamia giornalistica ci ha portati qua a difenderci. I nostri giornalisti hanno circondato la Raggi. Scrivono pezzi sulla cellulite della Raggi, sui peli delle gambe della Raggi: questo è il nostro giornalismo medio di oggi", ha tuonato Grillo aizzando la folla. Una parte della quale, probabilmente, ha pensato bene di mettere in pratica la teoria.

E su con "vaffanculo", "pennivendoli", "venduti", "cani al guinzaglio del potere", spintoni, strattoni, fino ad arrivare a chi addirittura ha invito il leader pentastellato a "buttare a mare" i giornalisti. Ora però i vertici grillini si stupiscono, rifiutano l'odio e si dissociano dalla violenza. È l'ennesima ipocrisia a Cinque Stelle. Dichiarazioni di circostanza che non collimano con la campagna d'odio perpetratata da loro stessi.

Basta fare una piccola rassegna delle uscite di Grillo per capire che se non è un incidendiario, di sicuro non è un pompiere. Nel 2013 dalle colonne del suo blog invitò i milianti a indicare gli articoli di stampa in cui il Movimento 5 Stelle veniva criticato facendo fare il suo esordio "pubblico" alla giornalista dell'Unità Maria Novella Oppo. Insomma, una vera e propria lista di proscrizione contro quelli che lui stesso ha più volte definitivo "servi", mandandoli a ogni pie' sospinto a "fanculo". In realtà una cosa simile l'aveva fatta già nel 2008 con la rubrica chiamata "Sputtaniamoli" dal motto chiarificatore: "Diffamarne uno per educarne cento". Da quell'anno a oggi, gli insulti e gli attacchi non sono cambiati. In questi giorni Grillo si è collegato via Skype con Julian Assange. Quest'ultimo ha affermato: "Le menzogne che noi leggiamo sulla stampa hanno come conseguenza la guerra quindi, secondo me, ogni giornalista è responsabile, mediamente, di almeno dieci morti".

Il cerchio è chiuso.

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