Quelle idee piacciono a tutti: a che servono i referendum?

di Carlo Maria Lomartire

Sempre privilegiati, questi milanesi. Domani, potranno votare - beninteso, se vorranno - oltre che per i quattro inutili referendum nazionali, anche per cinque referendum locali, i cosiddetti referendum ambientalisti, o verdi. Altrettanto inutili. Anzi, più inutili di quelli nazionali. Non si tratta dei soliti quesiti abrogativi, stavolta infatti sono «consultivi e di indirizzo». In altre parole dei referendum propositivi. Ebbene, se andate a scorrere l'elenco dei promotori dell’inizia referendaria locale e di quanti (molti) la appoggiano, scoprite che c’è praticamente tutta la variegata gamma di esponenti, personaggi, organizzazioni, associazioni, circoli e club che fanno riferimento all'attuale maggioranza: dal radicale Marco Cappato allo stesso sindaco Pisapia passando per Basilio Rizzo.
Ma ne sono stati promotori e attivi sostenitori anche molti esponenti della passata maggioranza, a cominciare dal morattiano, di andata e di ritorno, Edoardo Croci. Ma c’è di più: la stessa Letizia Moratti, già quando era sindaco, ha apertamente e energicamente dichiarato di condividere quelle proposte. D’altra parte giovedì sera i due sindaci, l’ex e l’attuale, hanno mandato lo stesso messaggio ai cittadini: andate a votare per i referendum propositivi locali e votate sì. Dunque, se abbiamo capito bene, sono tutti d’accordo, maggioranza e opposizione. Anche in Consiglio comunale, evidentemente, giacché, fino a prova contraria, il capo della nuova opposizione a Palazzo Marino, è proprio la signora Moratti. Ma allora, se tutti concordano, se nell’opinione pubblica si sono sentite solo voci entusiaste, se il Consiglio comunale è praticamente unanime, se il nuovo sindaco e il suo predecessore su queste proposte vanno a braccetto, se le cose stanno così, perché mai domani dovremmo votare? E perché stiamo spendendo anche i soldi per questo referendum locale? Signor sindaco, signore e signori della giunta, signori consiglieri, ci dite che siete tutti d'accordo. Bene, non vi resta che decidere e fare. Giacché questo voto, ormai, più che superfluo o simbolico, appare assolutamente pleonastico. O un omaggio all’ideologia della consultazione referendaria continua formulata da Pisapia.
Anzi, proprio perché siete tutti d’accordo, queste cose che ci avete proposto non potete non farle. Ora sappiamo come controllare la vostra coerenza giacché siete stati voi a scrivere dettagliatamente il vostro programma obbligandoci a leggerlo. Sì, perché i cinque quesiti-proposte sono molto complessi e articolati, tanto da costituire un vero e proprio programma di governo della città.

Non vi resta, quindi, che provvedere a estendere l’Ecopass incrementando il trasporto pubblico e pedonalizzando il centro; a raddoppiare alberi e verde pubblico; a conservare come futuro parco l'area dell’Expo; a ridurre i gas serra risparmiando energia, a riaprire i Navigli e a sistemare (finalmente!) la Darsena. Fate tutto questo. Non chiedeteci se siamo d'accordo. Fatelo.

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