«Non cè bisogno di andare allestero per sentirsi stranieri. Lo si può benissimo essere anche a casa propria. Quando non ci troviamo bene in unaltra parte del mondo ce la prendiamo con il nostro esilio, consolandoci con i ricordi della patria, purificati e resi più belli dallimmaginazione, dalla distanza e dal tempo trascorso. Però, quando si è stranieri a casa propria, non ci sono luoghi dove ci si possa rifugiare». Si legge così a pagina 25 del libro Le Lettere Cinesi di Ying Chen (Voland, pp.144, euro 10), nata a Shanghai nel 1961 e trasferita a Montreal nel 1989. Sono storie di esistenze che si collegano e si allontanano attraverso le lettere, tre storie che sono poi una sola: Sassa e Yuan, che si amano ma sono separati dalla distanza fisica e mentale.
Lui, emigrato in Canada, che abbraccia sempre di più la cultura occidentale; lei, Sassa, legata alle tradizioni del suo Paese, che esita a partire e rifiuta di vedere nellesilio la soluzione dei suoi problemi. Moderna storia di identità in movimento, dove passato e presente sintrecciano con ritmo poetico e toccante.In quelle «Lettere cinesi» la voglia di sentirsi a casa
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