L a cultura non passa solo attraverso le biblioteche, le università, i festival letterari o i salotti dellintellighenzia italiana. Anche allombra della Chiesa cattolica, i semi della cultura germinano sul territorio, anche se spesso attraverso unazione capillare e silenziosa. A Milano, per esempio, esistono centinaia di centri culturali coordinati dalla diocesi che promuovono il sapere e la creatività spaziando dallarte al teatro, alla letteratura, al cinema e alla musica. «Il mio motto è: educare educandosi», ci spiega monsignor Giovanni Balconi, responsabile del loro coordinamento. «Siamo abituati a far calare la cultura dallalto: nei nostri centri la conoscenza parte dal basso: dalla gente. Che diventa corresponsabile della propria formazione». Con questo spirito si è appena svolta la seconda edizione di Primavera di Cultura, una grande manifestazione di oltre 60 eventi in diversi spazi cittadini (con concerti, dibattiti, letture, mostre, visite guidate ai luoghi sacri), con il patrocinio di Comune, Provincia e Regione.
Ma di cosa si occupa esattamente un centro culturale cattolico? «Promuove larte e il pensiero in tutte le sue forme, coniugando la riflessione teologica con lattenzione ai problemi più concreti della convivenza civile, legati alla casa, al lavoro, alleducazione, allintegrazione sociale» spiega monsignor Balconi.
In Lombardia sono circa trecento, distribuiti per il 50% a Milano e per laltra metà nelle province di Varese, Lecco, Como, Bergamo e Pavia. Il più antico è il centro parrocchiale San Giuseppe di Seregno, istituito nel 1888 come luogo di incontro e voce autorevole dei valori cristiani. Altri sono nati nel dopoguerra, come il San Fedele dei gesuiti o come lAmbrosianeum, voluto dal cardinal Schuster e fondato nel 48 grazie allimpegno di due esponenti della società civile, Enrico Falck e Giuseppe Lazzati. Oggi a Milano la Fondazione culturale «San Fedele» è un punto di riferimento importante per gli artisti del territorio e istuisce premi e bandi di concorso per i giovani del territorio. Altri centri ancora sono nati negli anni 70-90, «ma sempre in momenti di forte tensione ideale, quando la cultura era concepita come funzionale alla ricostruzione della società» spiega Balconi. Accomunati dallorientamento di fondo - «la formazione della mentalità e della coscienza secondo i principi evangelici» sono autonomi quanto a statuto, metodi e contenuti per poter meglio rispondere alle esigenze della comunità locale. «L'autonomia è un fattore indispensabile perché ogni centro opera in un contesto socio-culturale specifico, in costante dialogo con la gente del luogo spiega Balconi -. Cè chi si specializza nei cori, e chi ospita mostre, cineforum, dibattiti, incontri darte o di poesia». Per formazione, i centri culturali si dividono in tre categorie. Alcuni sono sorti in ambito parrocchiale, come il San Cipriano in via Carlo dAdda, che ospita spettacoli teatrali, concerti e proiezioni di film. Altri sono emanazione di movimenti ecclesiali, come il San Fedele, nellomonima piazzetta, che prende il nome dall'antica chiesa affidata nel 1567 dal cardinal Borromeo alla «Compagnia di Gesù». A questa tipologia appartengono anche i domenicani di S. Maria delle Grazie, o i frati francescani del Rosetum, vicino a piazza Velasquez.
Altri, infine, sono frutto delliniziativa di laici, come il Canti Corum di via Carlo Botta, nato nel 98 e composto da 30 coristi che spaziano dal sacro al gospel ai canti per la pace, diretti dal maestro Vincenzo Simmarano. Persino alcune scuole milanesi si sono dotate di un centro culturale cattolico: è il caso di Asteria in piazza Carrara, guidato da tre suore, Bianca Gaudiano, Elisabetta Stocchi e Giulia Entrade. Nato ventanni fa nellambito dellomonimo complesso scolastico, comprende una palestra, un cineforum e un auditorium per letture, spettacoli, incontri con esperti (che spaziano dallarcheologia alla filosofia, alla letteratura, alla poesia) e poi corsi di formazione per insegnanti e genitori, laboratori di cinema e teatro per i giovani e un campus estivo per bambini e studenti.
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