Quelle notizie da prendere per i capelli

A proposito di giornali/1.
Sul Corriere della Sera ieri il vicedirettore Pierluigi Battista scrive una cosa assai condivisibile che però lascia assai perplessi. «Vuoi esserci? Fischia forte. Vuoi conquistare il tuo quarto d’ora di celebrità? Strepita, minaccia, urla. Vuoi semplicemente censurare opinioni che non ti garbano? Proclama un boicottaggio, intimidisci, fai di una discussione, di un convegno, di un incontro una questione di ordine pubblico».
Bastano insomma 14 antagonisti filo palestinesi che minacciano chissà cosa contro la scelta di Israele come Paese ospite alla Fiera del Libro di Torino per scatenare la bufera. Bastano proclami di boicottaggio per montare paginate intere di polemiche. «Pochi, prepotenti ma abili con i media» dice Battista.
Allora perché il Corriere della Sera non relega queste notizie in un trafiletto? Abili i contestatori o polli i giornalisti che abboccano all’amo? Perplessità. Urge risposta.
A proposito di giornali/2.
Luca Sofri sulla Gazzetta dello Sport tiene una divertente rubrica dal titolo inquietante: «Le notizie che non lo erano».
Tipo: Benazir Bhutto in un’intervista rilasciata prima di essere uccisa ha detto che bin Laden era morto. Falso scoop della Stampa: la Bhutto aveva già chiarito in precedenza che si riferiva al giornalista americano Daniel Pearl. Ecco, ieri le agenzie battevano la seguente notizia: «Napoleone non fu avvelenato. La conferma dei fisici nucleari».

Un nuovo studio condotto dai fisici e chimici dell’Università di Pavia ha scandagliato la composizione dei capelli del condottiero per scoprire che i livelli di arsenico erano sì altissimi (100 volte superiori a quelli odierni), ma del tutto simili a quelli dei suoi contemporanei.
In questo caso la notizia qual è: Napoleone non è morto avvelenato? Oppure: siamo meno inquinati che nell’Ottocento? Perplessità. Urge chiarimento.

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