da Roma
Dopo tanti dinieghi degli interessati, spunta finalmente un pezzo di carta a illuminare il veltronellum, ossia lipotesi di riforma elettorale messa a punto dal duo Vassallo-Ceccanti che ha trovato linteresse del neo-capo del Piddì e di Silvio Berlusconi. È una lettera inviata dal professor Vassallo a Veltroni e Franceschini - e ieri resa nota dal Foglio - in cui non solo si fanno notare i vantaggi del sistema, ma si consigliano a latere alcune revisioni costituzionali per agevolarne lapplicazione e si offrono alcune simulazioni del voto e dei relativi seggi partendo dal risultato uscito dalle urne nelle politiche del 2006.
Il sistema, che più correttamente di quel che si è detto fin qui si dovrebbe chiamare italo-spagnolo-tedesco (questo perché la base della proposta devessere in primo luogo riconducibile a quanto previsto sul tema dallattuale costituzione), prevede di fatto un 50% degli eletti con luninominale e il restante 50% con voto circoscrizionale. Prima novità: i singoli collegi non dovranno superare i 16 seggi. Occorreranno insomma parecchi voti per eleggere un deputato. Per cui, senza dover ricorrere a esplicite soglie di sbarramento, si è calcolato che le forze politiche minori dovrebbero centrare tra il 6 e il 9% nelle circoscrizioni per potere avere un eletto. Seconda novità: a differenza di quanto auspicato da diverse forze politiche, non ci saranno preferenze.
Ma il dato forse più significativo del sistema - vedi le tabelle con 3 diverse ipotesi di risultato - è che le forze che raccolgono un maggior consenso sarebbero premiate, i partiti minori verrebbero di fatto cancellati e le forze intermedie subirebbero una perdita in seggi in qualche caso abbastanza marginale, ma in altri pesante. Logico che il Pd e il partito del popolo possano metter la firma su un sistema che li avvantaggia. Ma perché An, Lega, Rifondazione e centristi dovrebbero accettare? Perché - spiega Vassallo nella sua lettera al vertice del Piddì - in cambio di una lieve sottorappresentazione avrebbero maggior libertà di manovra (prima e dopo il voto) e comunque un più forte potere negoziale. Insomma nel dare/avere, alla fine potrebbero guadagnarci. E non poco. Anche sul terreno tecnico, il duo Vassallo-Ceccanti non crede che debbano sorgere problemi: i collegi uninominali potrebbero esser decisi dal governo tramite legge-delega, quelli circoscrizionali son facili a farsi, spacchettando quelli esistenti nelle regioni italiane. Semmai il duo di esperti fa sapere che in un sostanziale equilibrio delle posizioni, meglio sarebbe applicare qualche modifica costituzionale per stabilizzare lesecutivo. Il che non appare facile, visti i tempi ristretti e le turbolenze politiche in atto. Quel che andrebbe comunque garantito - e questo il binomio dei tecnici non lha scritto, ma a sottolinearlo con forza è lazzurro Donato Bruno che da anni guida Forza Italia sui temi elettorali - è che i regolamenti parlamentari evitino che gli eletti in un gruppo, una volta giunti a Montecitorio possano poi separare le loro strade in mini-gruppi allassalto delle poltrone. E su questo un accordo, almeno tra Berlusconi, Veltroni, Fini e Bertinotti ci sarebbe già. Irrisolto invece (come dimostra il numero dei deputati presi in considerazione nelle simulazioni) il problema del voto degli italiani allestero. Qualcuno teme che alle fine possano essere proprio loro a condizionare pesantemente lesecutivo a colpi di ricatti, visto lesiguo scarto di seggi tra gli schieramenti.
A Prodi il progetto non piace per niente. Dopo un silenzio di giorni da Palazzo Chigi spunta lipotesi che il premier presenti una sua proposta (messa a punto dal politologo Antonio Agosta) che prevede sistema tedesco con sbarramento al 4% - da superare in almeno 3 regioni - indicazione del premier e premio di maggioranza.
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