Rino Cammilleri
«La Rosy nel pugno» è solo l'inizio, e noi che non siamo «cattolici adulti» ma nemmeno fessi chiediamo a chi di dovere di prendere una bella pietra e percuotersi il petto in segno di pentimento: non pubblico, certo, non ci speriamo nemmeno, perché sappiamo quanto, chi è abituato a manovrare dietro e sotto, detesti la luce. Sì, perché non crediamo che certi cattolici che, all'ultimo momento, hanno fatto il loro outing schierandosi con il centrosinistra e addirittura spiazzando quanti non lo ritenevano possibile, abbiano agito di testa loro.
Sospettiamo che qualche testa fina in talare li abbia spinti a farlo, in modo che, chiunque vincesse, si era a posto. In non poche teste clericali la nostalgia per i bei tempi della Balena Bianca, quando tutto si poteva pur sempre aggiustare con una telefonata all'onorevole, è troppo forte. Nelle stesse teste è fortissima anche la voglia di statalismo, affinché gli acquazzoni di denaro pubblico continuino a innaffiare, come ai bei tempi, chi per mestiere campa di provvidenza. Sono le stesse teste che, perciò, si sono guardate bene e si guardano bene dall'informare certo clero, certo fratume e certe suorine che non è vero che i comunisti sono per i poveri, né lo furono mai, potendo così contare sul fatto che il voto cattolico, in Italia, va benissimo così com'è, equamente diviso tra i due schieramenti, caso unico al mondo. Dunque, non crediamo che le «aperture» a sinistra della neoministro Bindi sulle unioni civili e sulla legge 40 debbano deludere più di tanto le teste di cui stiamo parlando. A campagna elettorale chiusa e a vittoria delle sinistre avvenuta, i vescovi hanno espresso «sconcerto» per quei cattolici che si erano permessi di dire apertis verbis che i cattolici non potevano né dovevano votare per uno schieramento zeppo di anticattolici e similzapateri. Poco ci manca che la RadioMaria nostrana faccia la fine di quella polacca per eccesso di «destra». Il cattolico Mastella, che se ne è lamentato, poi ha ringraziato Padre Pio per averlo aiutato a diventare ministro. Più cattolico di così... E poi non è separato o divorziato, cosa che per i reverendi padri paolini, per esempio, è chiaro marchio di cattolicità.
La Bindi è perfino nubile, il che ne fa un perfetto ministro della Famiglia, abilitato a lavorare ai fianchi quella legge 40 che il popolo ha voluto così com'è nel referendum, e ad aprire la strada, per via parlamentare, a quelle famose unioni civili che, com'è noto, sono in cima alle preoccupazioni del nostro popolo. Del resto, l'ex presidente del Comitato Scienza & Vita, numeraria dell'Opus Dei, non è nella vittoriosa Margherita? E non c'è anche l'ex presidente delle Acli, che fu in piazza ai tempi del G8 di Genova, città il cui cardinale (che ora è a Milano) aveva un cuore, come disse, che marciava col «movimento»?
Bene, tutti questi cattolici che hanno permesso a comunisti e sindacalisti di occupare i vertici dello stato, lo sanno che, tanto per dirne una, adesso l'Italia resterà l'unica nazione al mondo senza nucleare civile? Che diventerà non proprio zapatera ma un pochino sì? Che i nostri ammazzati in Irak e in Afghanistan lo saranno stati per niente? Ma a loro, e a chi ce li ha mandati, basta credere che la loro sola presenza impedirà derive vieppiù zapatere, anche se bastava, per evitarle del tutto, schierarsi dall'altro lato.
Quelle tonache che guidano i «cattoministri»
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