RomaBorrelli chi? E Mario Chiesa, chi se lo ricorda il «mariuolo» della mazzetta da sette milioni di lire? Diciott’anni esatti, è passata un’epoca biblica da quando i pm milanesi scoperchiarono il vaso di Pandora. Sono scomparsi partiti, sono cambiati i governi, si è persino trasformato il sistema politico. Abbiamo lasciato la prima Repubblica, forse anche la seconda, non siamo ancora nella terza e già c’è chi parla di Mani pulite due. Qualcuno con «timore», come Emma Bonino, candidata del centrosinistra nel Lazio. Qualcuno con speranza, come Marco Travaglio: «Il pentolone sta per aprirsi». E qualcun altro, dal suo punto di vista «terzista» come Paolo Mieli, considerando un dato di fatto assodato: «Come alla vigilia del 1992, sta per saltare il tappo. Non è una paura, ma una previsione».
E Antonio Di Pietro, uno dei pochi reduci di quella stagione, sta ridando fiato alle sue trombe. «Vedremo che succederà quando il decreto sulla Protezione civile spa arriverà alla Camera. Questa è l’ennesima legge ad personam che serve per sistemare alcuni amici. Si prevede un sistema di appalti al di fuori di ogni controllo, è una nuova Tangentopoli». La caccia alla volpe è partita, alcuni giornali corrono già per i boschi. Si segnala, come solerzia, oltre al Fatto Quotidiano, anche la Stampa. Ha cominciato il suo direttore Mario Calabresi: «Per cancellare il ricordo, la prudenza e la paura, per ricostruire la spavalderia e il senso di impunità e di arroganza, sono serviti 18 anni, una generazione, un giro completo di giostra che sembra riportarci alla casella di partenza». Ha proseguito Barbara Spinelli, parlando dei ragazzi dell’Aquila: «Quello che viene rifiutato è una cosa pubblica ridotta a un sistema gelatinoso, a una cosca che non tollera intrusioni, controlli».
Dunque, sono tornati i Robespierre? Certo, quasi non fa notizia un Giorgio Bocca che paragona le inchieste alla Resistenza: «La cecità degli italiani mi ricorda la Germania dell’ascesa di Hitler. Si vede però qualche barlume, è come all’inizio della guerra partigiana». O Paolo Flores d’Arcais definire questa vicenda «la cloaca più vomitevole della storia repubblicana». Fa più impressione sentire Savino Pezzotta, a proposito del caso di Milko Pennisi, parlare pure lui di nuova Tangentopoli. Del resto sono in tanti lanciarsi in spericolati paragoni. Anche allora Chiesa era trattato come Pennisi, come una notizia di cronaca. Anche allora, sostiene Travaglio, c’era la recessione, la spesa pubblica impazzita, i poteri forti di Confindustria e Vaticano in difficoltà... E il Pd di Bersani, dopo aver provato per qualche giorno a resistere su una linea istituzionale e garantista, in vista delle elezioni ha ceduto agli ultrà.
La conclusione di tutti questi ragionamenti è che serve un nuovo repulisti generale, un azzeramento della politica, destra, sinistra e centro. A prima vista sembrerebbe che i giustizialisti, dopo aver tartassato il Cavaliere, stiano allargando il tiro. In realtà questo clima viene intepretato con una certa preoccupazione a Palazzo Grazioli. Falliti o bloccati gli attacchi personali a Berlusconi, ora si punta all’intero sistema. Bertolaso c’entra fino a un certo punto.
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