Quelli che lo sciopero lo vogliono e lo fanno. Ma, guarda caso, gratis

Caro Granzotto, vorrei sapere se quando ci sono le varie astensioni dal lavoro nei servizi pubblici, viene decurtato dallo stipendio tutto il periodo di ore non lavorate. A meno che chi sciopera, essendo «turnista», non perda nulla, in quanto togliendo eventualmente le ore perse le recupera poi con gli straordinari e le maggiorazioni accessorie. Chi scrive scioperò nel 1994 contro il Governo Dini per la riforma delle pensioni, ma dopo il danno economico per la trattenuta dallo stipendio delle ore non lavorate, ebbe anche la beffa nel trovarsi maggior lavoro alla ripresa. Ero un dipendente giornaliero.
Arona

Mi trovo un po’ in difficoltà a risponderle, caro Vanzina, perché dello sciopero conosco solo la parte teorica. Quella pratica la ignoro, non avendo io mai scioperato. E non perché nel corso della mia non breve vita professionale tutto mi sia andato per il verso giusto. Tante volte andò per quello sbagliato, come accade normalmente e per chiunque. Però non mi piace incrociare le braccia, che poi per un giornalista sarebbe come incrociare il cervello. Avrei potuto dirle, in perfetto stile politicamente corretto, che non sciopero perché sono per il «dialogo» e il «confronto», che non sciopero perché non la si può menare con il Diritto (maiuscola) di cronaca e il Dovere (maiuscolo) di informare, tutte balle, e poi contraddirsi piantando uno sciopero per ottenere, mettiamo, una una tantum redazionale. Ma non è così. La verità è che sono allergico allo sciopero (e alle riunioni di condominio, se si parla di allergie). Però, come le dicevo, la grammatica sciopereccia, quella la conosco e mi risulta che sì, ad ogni scioperante viene detratta dal salario o dallo stipendio una parte proporzionale alla astensione dal lavoro. Sennò, scusi, che gusto c’è? Lo sciopero è lotta, è impegno, è partecipazione, è solidarietà e un mucchio di altre belle e nobili cose che sarebbero svilite se fossero gratis. Senza dire che se fosse gratis, lo sciopero, chi lavorerebbe più? Ciò non toglie che ci siano furbetti - qui nel senso di personcine accorte e con grande uso di mondo - che riescono a scioperare a titolo grazioso, a ufo. Una faccenda sindacalmente e socialmente non proprio carina, alla «armiamoci e partite», però cosa vuole, caro Vanzina: la carne, si sa, è debole, figuriamoci le coscienze (specie quelle ad alto tenore democratico).
Avrà sicuramente letto il gustosissimo articolo che il nostro Paolo Bracalini ha dedicato a un aspetto del Glorioso Sciopero dei Bavaglianti, i giornalisti che senza i brogliacci delle intercettazioni telefoniche si sentirebbero come pesci fuor d’acqua e le notizie ora gentilmente offerte dalle procure toccherebbe loro andarsele a cercare. Bé, riferiva Bracalini che una autentica eroina del Glorioso Popolo dei Bavaglianti (e come se non bastasse consigliere nazionale dell’Ordine - giù il cappello - dei Giornalisti), colei che dal palco di piazza Navona più d’altri e d’altre incitò i colleghi alla lotta (dura e senza paura), Tiziana Ferrario, ex conduttrice del Tiggì Uno, ha scioperato gratis. Il 9 luglio, giorno della astensione dal lavoro, ella si trovava, ma dimmi tu la combinazione, in «corta». S’era presa, in sostanza, il canonico giorno di riposo infrasettimanale dal duro, massacrante e logorante mestiere nostro che come ognun sa è peggio che andare in miniera. Fatalità, benevolo segno di madama Fortuna? Pare proprio di no: le «corte» di quella settimana erano infatti state concordate e disposte il 2 luglio, il giorno appresso alla Gloriosa Manifestazione di piazza Navona.

Ovvero quando era noto a tutti, alla Ferrario in primis, che lo sciopero si sarebbe tenuto il 9. Poco male, ovvio, chi è che non tiene famiglia, nel Belpaese? Ma intanto la Ferrario s’è meritata l’iscrizione honoris causa al club dei «Chiagne e fotte» in quota, va da sé, ai «sinceri democratici».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica