Il manifesto del vivere vintage data millenovecentosettantatre. Anni di recessione, anni di domeniche in bici e targhe alterne. Sembra oggi. Il manifesto del vivere vintage è racchiuso nei testi illuminati di un signore milanese e nella melodia talentuosamente unica di un ciociaro. Parlo di Giulio Rapetti in arte Mogol, parlo di Lucio Battisti in arte Lucio Battisti. Il manifesto del vivere vintage inizia così: «Io non ti voglio più vedere mi fai tanto male con quel sorriso professionale. Sopra a un cartellone di sei metri od attaccata sopra a tutti i vetri. Non ti voglio più vedere, cara, mentre sorseggi un'aranciata amara. Con l'espressione estasiata, di chi ha raggiunto finalmente un traguardo nella vita».
Quanti traguardi nella vita ci vengono proposti oggi? Mogol e Battisti in Ma è un canto brasileiro parlavano della pubblicità e delle sue esagerazioni, dei pericoli connessi a quest'arte e questo business, ma ora la stessa pubblicità, soprattutto se attaccata a un cartellone di sei metri, risulta addirittura vintage. Oggi i pericoli e i mali che s'intravedevano nel '73 nella pubblicità non sono più sui cartelloni, li abbiamo addosso nella vita di tutti i giorni. Sono i pericoli e i mali del voler apparire a tutti i costi, sono quel nostro bisogno di appartenere a una qualsivoglia categoria accostabile al grande fratellismo. Ora le espressioni estasiate, i sorrisi professionali non sono più frutto di un carosello o di uno spot, ma vengono applicate da tutti noi reduci da una miriade di corsi di comunicazione aziendale, di programmazioni neurolinguistiche e, quel che è peggio, di corsi copia e incolla del visto in tv. O sul web. Ora non siamo veri neppure a casa, inconsapevolmente abituati a fingere davanti a web cam e you tube e video messaggi e avanti così in questa vita online e chattante.
«Eppure non sei meno bella in casa senza cerone» prosegue il manifesto del vivere vintage. «Non voglio dire che sei una rosa, sarei un trombone. Ma ti vorrei vedere qualche volta in bikini, senza sfondi di isole lontane e restare un po' vicini. Io ti vorrei vedere mentre cogli l'insalata dell'orto, che vorrei avere coltivato prima di essere morto. Oh no! Anche se guadagni centomila lire al giorno, non ti puoi scordare che la vita è andata e ritorno...»
Eppure non sei meno bella in casa, non sei meno bello, non siete meno belli in casa. Senza cerone.
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