Dopo la risatina su Berlusconi, ecco lo schiaffo a Mario Monti. Il presidente Sarkozy ha annullato l’incontro a tre Francia-Germania-Italia che avrebbe dovuto tenersi venerdì a Roma. Un vertice che avrebbe avuto un significato formale importante, un pieno riconoscimento dei due grandi d’Europa al nuovo governo italiano davanti agli occhi del mondo e dei mercati finanziari. Evidentemente le cose non stanno così come ce le raccontano le dichiarazioni ufficiali, le strette di mano e le foto ricordo. L’Italia è stata messa all’angolo, e il problema, come ormai è evidente, non era l’ingombrante presenza di Silvio Berlusconi. Il piano escogitato da Napolitano per ridare credibilità all’Italia fa acqua da tutte le parti e poco consola che le famigerate agenzie di rating che ci hanno spedito in serie B siano in realtà covi di speculatori, spacciatori finanziari sulla pelle dei risparmiatori. Il dato di fatto è che nulla è cambiato. Anzi, la situazione, come ha detto ieri sera il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi, si fa sempre più critica.
Anche per tutto questo Mario Monti ha innestato la retromarcia rispetto a quella sorta di «ghe pensi mi» di berlusconiana memoria pronunciato, con parole più sobrie e forbite, nei giorni del suo insediamento. Così ieri il premier ha chiesto ai segretari dei tre partiti che lo sostengono, Alfano, Bersani e Casini, di dargli una mano in vista del vertice europeo di febbraio, decisivo per le sorti dell’Italia e quindi sue. Operazione ovviamente legittima, ma a questo punto è anche legittimo chiedersi che senso ha avere un governo tecnico se il peso delle scelte deve essere quasi interamente sulle spalle dai tanto deprecati politici. Con una aggravante. Che alla fine, comunque vadano le cose, chi rischia di pagare il conto sarà il Pdl, cornuto per aver dovuto lasciare inutilmente il comando ad altri, mazziato per dover sostenere scelte contrarie alla propria ragione sociale e che invece agevolano Pd e Udc.
Ho l’impressione che la fase due del governo Monti stia entrando nel vivo. E non è quella delle liberalizzazioni e dei provvedimenti dello sviluppo. Temo possa essere quella di trascinare il Pdl dentro una zona grigia con la scusa dell’emergenza per poi inghiottirlo del tutto.
Alfano sta tenendo duro con mestiere e pazienza, ma ogni giorno che passa è un pezzo di identità che si lascia per strada. E il cittadino elettore è attratto solo da due categorie: chi comanda davvero e chi si oppone davvero. È urgente scegliere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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