«Questa campagna di odio e calunnie sarà un boomerang per l’opposizione»

RomaSi è «toccato il fondo» per la prima volta, nella «speranza» che sia pure l’ultima. D’altronde, la «campagna di invidia e odio», messa su in piena bagarre elettorale, «sarà un boomerang» per la sinistra. Che alle Europee andrà incontro a una «sconfitta terribile». Silvio Berlusconi replica, punto per punto, agli affondi subìti nelle ultime settimane. Attacchi - dice - mossi «dai giornali» che stanno da quella parte per «riempire con il gossip e le calunnie» - che «hanno le gambe corte» e a cui «l’Italia vera non crede» - il suo «vuoto» programmatico. Come dire: «La carta dei valori della sinistra è Novella 2000», ma «non mi farà mollare». Anzi, «sono sereno» e «con me sta la grande maggioranza degli italiani». Quindi, si va avanti, anche perché «siamo circondati da troppa gente per male: nella politica, nella magistratura, nella stampa».
Ai microfoni di 28 minuti, Tg2, Iceberg, 7 Gold, Rete Oro, così come conversando durante il ricevimento al Quirinale per la Festa della Repubblica, il premier torna sulle vicende al centro del dibattito politico-mediatico. A cominciare dal caso Mills, «una cosa indegna, vergognosa», per cui riferisce di essere «vicino a scoppiare». E ne approfitta per ribadire la sua convinzione sul binomio veline-divorzio: «Mia moglie è caduta nella trappola tesa dalla sinistra e me ne dispiace molto», visto che «avrebbe dovuto approfondire» i fatti. Il Cavaliere evita commenti sui figli, ma ricorda che «la cosa delle veline candidate alle Europee si è visto subito che era infondata». Così come non vi era «nulla di vero» sul caso Noemi. Per il quale «ho già chiarito tutto, ho risposto in modo preciso» e «non credo ci sia bisogno di intervenire in Parlamento». Comunque, l’azione denigratoria - ragiona - «si ritorcerà contro chi l’ha agitata». Avverrà - seguendo il filo comune - anche per le accuse che giungono da oltreconfine. A partire da quelle lanciate dal Times: si tratta di «vicende ispirate, insufflate» dalle testate nostrane.
Nel frattempo, il Cavaliere considera «colorite», anche se «per dire quello che è vero», le parole usate dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, per inquadrare il momento («c’è chi vuole morto Berlusconi»). «Ho quattro anni di governo davanti, una grande maggioranza, un’alleanza fortissima con la Lega, e c’è qualcuno che si dispera perché lavoriamo bene», aggiunge l’inquilino di Palazzo Chigi. Che non ci sta a passare per «uomo solo», se non «in maniera affettuosa». Perché «veramente è difficilissimo che mi trovi ad esserlo». Una garanzia che il premier, a seguire, fornisce pure sullo stallo politico in Sicilia. «Non ho seguito da vicino la vicenda», ma «non c’è alcun problema e sono certo che si risolverà». Comunque, «l’affronterò dopo» le Europee. Dove si avrà una «conferma» del consenso del Pdl. E se «la Lega è molto forte» non fa nulla: «Tanto è un alleato». A proposito invece di partito unico, il Cavaliere assicura che «i rapporti con Gianfranco Fini erano affettuosi e sono rimasti tali: non c’è stato alcun momento di difficoltà tra noi e abbiamo anche un rapporto di vicinanza familiare». Anche qui, dunque, «la «stampa inventa».
Si apre la parentesi sulla crisi, su cui «il governo ha fatto prima e meglio di altri tutto ciò che si poteva fare». «Nessuno ne morirà e prima o poi passerà. Le banche - aggiunge - devono osare di più e sostenere il comparto produttivo». Un tema che, a orizzonti allargati, sarà al centro del faccia a faccia del 15 giugno con il presidente degli Usa, Barack Obama (nel tondo), il quale - per inciso - «non saprebbe chi chiamare se volesse sapere la posizione dell’Europa, lontana dal funzionare». Ma tornando all’incontro di Washington, «sarà normale», spiega Berlusconi, preparatorio al summit di luglio. Infatti, «tutte le volte che sono stato presidente di un G8, c’è sempre stato un lavoro con gli altri leader, per preparare temi e soluzioni. E con Obama parleremo di tutto ciò che starà su quel tavolo e del codice di nuove norme che dovranno regolare il sistema economico-finanziario». Dalla crisi al nodo pensioni il passo è breve. E il presidente del Consiglio spiega che la riforma «non è attualmente all’ordine del giorno dei nostri lavori, perché in un momento in cui ci sono lavoratori che rischiano il posto, anche il fatto di un lavoro che si protrae nel tempo sarebbe qualcosa di non positivo».
Si passa alla tv di casa nostra, al divorzio professionale tra Enrico Mentana e Mediaset. «Ho poco tempo per guardarla» e la sua conduzione di Matrix «non mi manca». Però «con lui non ho mai avuto contrasti, bensì stima reciproca». E vis à vis, incrociandolo al Colle, al termine del colloquio con Giorgio Napolitano, gli si rivolge così: «Forza, coraggio, vediamoci».
Ma è l’occasione, quella del ricevimento, che il premier coglie per ringraziare di persona il Garante della privacy, Francesco Pizzetti, «per il suo intervento», le sue parole sulla necessità di tutelare la riservatezza anche negli scatti fotografici dentro le case private (vedi Villa Certosa). Un ambito in cui le leggi andrebbero «perfezionate», visto che parliamo di «un diritto di libertà importante».
Infine, sulla questione rifiuti a Palermo, il Cavaliere accusa di nuovo la sinistra, che «per abitudine mistifica la realtà», e garantisce «l’impegno finanziario del governo per la soluzione del problema».

In chiave immigrazione clandestina, invece, annuncia: «L’Italia chiederà all’Europa di agire in modo più deciso». Ma in ogni caso, tiene a precisare, «non possiamo accogliere un numero» di migranti «superiore alle nostre possibilità» ricettive.

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