«Questa crisi economica mette in crisi i matrimoni»

«Quest'anno sono entrate 110 nuove cause, ossia 33 cause in meno dello scorso anno: è un dato significativo e preoccupante. Da un lato è molto probabile che vi sia un riflesso dell'attuale crisi economica, ma soprattutto, c'è da lamentare le ben scarsa sensibilità ai problemi morali che nascono dal fallimento di un matrimonio, soprattutto in ordine alle nuove scelte matrimoniali che, purtroppo, restano fuori dalla comunione ecclesiale». A chiarirlo è monsignor Paolo Rigon, vicario giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario 2009, svoltasi ieri, alla presenza del cardinale Angelo Bagnasco, Moderatore del Tribunale e delle maggiori autorità civili e militari.
«Come Tribunale di prima istanza - aggiunge monsignor Rigon - nel 2008 sono state emesse 136 sentenze delle quali: 117 affermative, ossia hanno decretato la nullità del matrimonio e 9 negative, a cui dobbiamo aggiungere 10 cause rinunciate o archiviate, segno che non erano sufficientemente fondate. Pertanto 19 cause, in pratica, sono fallite. Questo dato è indicativo e deve far riflettere: ossia si stanno moltiplicando le cause con esito negativo».
Dai dati resi noti ieri mattina, emerge che i motivi per cui vengono dichiarati nulli i matrimoni sono essenzialmente tre: il primo è quello che riguarda i problemi psicologici e neurologici, come pure l'incapacità grave di assumere e adempiere agli obblighi essenziali del matrimonio. C'è poi l'esclusione dei figli dal matrimonio e l'esclusione dell'indissolubilità, ossia la riserva di separarsi e divorziare, se le cose non vanno.
Durante l'inaugurazione Bagnasco ha precisato che le difficoltà dell'istituzione matrimoniale nascono perché: «I nostri giovani, e tutti noi siamo immersi in un clima culturale dove per amore si intende tutto, tranne che l'amore autentico che è quotidianità, sacrificio, dovere, scelta e non soltanto emozione».

E sulla posizione presa dalla Chiesa sul tema delle ronde il cardinale ha ribadito: «Dobbiamo essere sempre tutti molto attenti e vigili per non perdere quei valori fondamentali della convivenza, della solidarietà e dell'umanesimo autentico, che caratterizzano da sempre la nostra cultura. È una sfida educativa a cui siamo chiamati tutti quanti, come famiglia, come Chiesa e come società civile».

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