Questa è la squadra del contropotere

di Riccardo Signori
Dove erano rimasti? Agli scudetti di calciopoli. Francamente fastidiosi. Oggi invece riecco una Juve a cinque stelle. No, tanto per intenderci: Conte, Pirlo, Agnelli, Buffon, Bertelli (ovvero il preparatore atletico). E ciascuno legga nell’ordine che preferisce. Ognun per il suo conto ha provveduto a posare pietre, mattoni, calce e collante. Pirlo ha portato quel tanto di qualità e intelligenza calcistica che mancava. Buffon è tornato grande e ha solidificato la difesa. Agnelli ha avviato il progetto, distribuito i quattrini, protetto squadra e società con qualche divagazione sul tema. Conte ha abolito e stravolto ogni suo credo tattico, tecnico, strategico in nome del realismo. Il lavoro del preparatore atletico pescato a Roma, sicuramente uno studioso della materia, è stato davanti agli occhi di tutti: una squadra che ha corso sempre e tenuto botta anche nei momenti di fatica, il problema degli infortuni ridotto al minimo. Onore al merito.
Di solito, in queste occasioni, si spargono gli incensi e si tende a far volare le iperboli. Fuochi d’artificio che si spengono in un attimo. Meglio il rispetto, la Juve va rispettata con crudezza: non è una grande squadra ma è stata una Squadra (la esse maiuscola non è casuale). Ha avuto in campo due campioni e un gruppo di marines. A tratti è stato spettacolo, bel gioco, lotta dura....e pura. Ha tratto forza dalla voglia di essere umile. Decisa sempre a giocarsi la partita, nei muscoli e nelle teste la voglia di travolgere. Ha trovato gente che aveva fame e l’ha fatta venire a chi, per caso, non ne intendesse il significato. Sapeva che il Milan era la squadra che doveva vincere lo scudetto, ma cammin facendo ha capito di essere la squadra che poteva farglielo perdere. Ha vinto il titolo perchè non è partita con l’idea fissa di vincerlo. Ha succhiato tutta la bontà agonistica dal carattere del suo allenatore. Conte si è fatto prosciugare dalla sua squadra, si è offerto nelle ritrosie e negli eccessi, ha accettato di andarsi a studiare ogni libro della scienza calcistica pur di affidare ai suoi uomini ogni soluzione per migliorarne il rendimento. Non fraintendiamoci: non è che Conte tutte le sere andasse a letto libri in mano, ma certamente non ha perso un attimo delle sue giornate.
La Juve è stata lo specchio di questa Italia che fa fatica. L’Italia vera, non quella di chi ti racconta favole. Quella del proviamoci, tentiamoci, non molliamo. Umiltà e fatica, credo e voglia di emergere. Sì, forse non sempre si vince uno scudetto. Vale il refrain detto a cuor leggero: non succede, ma se succede...
Anche questa Repubblica si è affidata a qualche tecnico del ruolo: Buffon, Pirlo, Barzagli, Vidal, Pepe. Più difficile pescare l’attaccante dai gol garantiti.

Ha cantato il coro, diciotto giocatori sono andati a rete, con Del Piero a incorniciare un pizzico di nostalgico blues. Dicono che la Juve sia stata una copia del Barcellona. Invece no: il Barcellona è potere. Questa è stata la Juve del contropotere. Una anomalia rispetto al suo passato. Guardate come luccica lo scudetto.

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