Non è in discussione il risultato, intendiamoci bene: il pari di mercoledì notte, guadagnato al culmine di una prova sofferta, può diventare un punto prezioso con cui costruire la qualificazione. Il Barcellona, sulla spinta della finale di Roma, è diventato un'armata calcistica: è capace di dettar legge ovunque, vince e convince col gioco, strega i rivali come dimostrano i giudizi al miele collezionati nelle viscere di San Siro. Perdesse anche il vizietto di ammirarsi allo specchio e di non affondare il colpo, sarebbe la perfezione calcistica. È in discussione, allora, il comportamento dell'Inter, non la sua resistenza allo strapotere catalano. Alcuni commenti neutri hanno sentenziato: tra le due squadre c'è ancora molta distanza. Verissimo, ma è proprio questo il punto. È spiegabile una tale distanza tecnica, di organizzazione calcistica tra i campioni d'Europa e i campioni d'Italia rinvigoriti da una robusta dose di sangue nuovo, 5 nuovi calciatori aggiunti al telaio privato del solo Ibrahimovic? La risposta è no, no, no: tre volte no. E non perché non si tenga conto del fatto che Mourinho ha appena ricevuto in dote dal suo munifico presidente cospicui rinforzi con cui ha modificato l'assetto tattico e il registro tecnico. Il portoghese deve avere il tempo per collaudare gli schemi, passando dal lancio liberatorio verso Ibra al calcio ritmato, disegnato palla a terra.
Ma il nodo simbolico è un altro. Può l'Inter, così come si presenta sulla scena della Champions, ridursi nella sfida a raccogliere le briciole del 34% del possesso palla, lasciando il resto, tutto il resto ai catalani? La risposta è sempre la stessa: no. I giornali spagnoli hanno speculato accusando Mourinho d'aver allestito un orribile catenaccio all'italiana. Non è andata così, ma l'Inter ha raramente provato a giocarsela alla pari come sarebbe accaduto, guardando al cortile di casa nostra, al Bari o al Parma. Appena Mourinho ha intuito che non era il caso di accettare il duello in campo aperto, ha richiamato il meglio delle truppe a sorvegliare la propria metà-campo e ridotto al minimo i rischi.
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