«In queste due settimane ci vuole un piglio diverso»

«Grandissima prudenza e una certezza: ce la giochiamo al ballottaggio». Il governatore Roberto Formigoni nel leggere i risultati delle elezioni per il sindaco di Milano non nasconde che ora la sfida con il candidato della sinistra Giuliano Pisapia si complica, che per il Pdl è suonato un camapanello d’allarme. Ma non è il caso di far drammi. «Il dato che mi sembra ormai certo - spiega il governatore lombardo - è quello del ballottaggio qui a Milano ed è chiaro che è un problema da esaminare con grandissima attenzione, nel senso che questi 15 giorni che ci separano dal ballottaggio dovranno essere affrontati con un piglio diverso». Certo che se il centrodestra poteva anche mettere in conto di giocarsi la poltrona di sindaco a Milano nei tempi supplementari, non aveva preso in considerazione di partire da uno svantaggio così deciso. «Il problema sta nella quantità - spiega Formigoni -. Con questi dati la situazione è diversa da quella che si poteva prevedere. Ora il risultato è al di sotto delle attese anche se sono convinto che nella realtà la distanza tra Moratti e Pisapia non è questa e tra quindici giorni vinceremo».
Poi il governatore prova ad abbozzare un’analisi che spieghi in qualche modo la battuta d’arresto del centrodestra a Milano dove la sfida alle urne ha assunto, più che nelle altre città, una valenza politica. «Nel 2006 - ricorda il presidente della Regione Lombardia - Letizia Moratti e il centrodestra vinsero con il 51% battendo l’ex prefetto Bruno Ferrante. Ma in quella coalizione mancano l’Udc e il Fli che ottennero insieme circa il 5 per cento».
Il dato che è uscito dalle urne è certamente inatteso ma il centrodestra in città ha tradizione e forza per provare a giocarsela. Magari cambiando la tattica che tra le file ha sollevato anche qualche critica. E Roberto Formigoni, che sulla comunicazione ha fondato buona parte delle sue vittorie e delle sue riconferme, un’idea se l’è fatta: «Vediamo dove si colloca precisamente la Moratti - aggiunge. Sotto il 46 per cento c’è qualche criticità su cui è assolutamente necessario intervenire. Questi 15 giorni che precedono il ballottaggio dovranno essere affrontati con piglio diverso cercando di capire se ci sono stati degli sbagli». E l’unico errore» che il governatore rimprovera alla Moratti è proprio in tema di comunicazione: «Si poteva comunicare molto di più i bei risultati ottenuti da questa amministrazione comunale - spiega -. Non solo in città ma anche la vittoria straordinaria che è stata ottenuta con l’aggiudicazione dell’Expo, bisognava spiegare ai milanesi che i primi tre o quattro anni sarebbero stati dedicati a un lavoro sotto traccia, che non avrebbe dato risultati visibili perché bisognava lavorare sulle carte». Per Formigoni comunque si può parlare di una tenuta del centrodestra non solo a Milano, ma a anche livello nazionale. Nessun indice puntato sugli alleati del Carroccio: «I voti della Lega si vedono. E il Carroccio quando ha deciso di appoggiare la Moratti lo ha fatto con lealtà. E lo farà ancora una volta tra quindici giorni al ballottaggio. Non ho dubbi su questo. Pdl e Lega sono due partiti alleati in maniera fortissima, sia nella politica locale sia nazionale. Che in campagna elettorale ci siano anche toni diversi e ognuno cerchi di strappare un voto anche all’altro mi sembra un fenomeno naturale, che il giorno dopo le elezioni viene dimenticato».


«Sia chiaro comunque - conclude il governatore- che qualunque siano le condizioni da cui partiremo per il ballottaggio puntiamo a vincerlo e a vincerlo con forza». Insomma si è persa una battaglia ma non la guerra. E non tira aria di resa.

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